Di Caterina Mortillaro
Chi ha paura del fantastico italiano? Non certo Gianni La Corte, proprietario di La Corte Editore. Nel suo stand al Salone del Libro, infatti, figurano numerosi autori italiani anche esordienti. E molti di loro hanno scritto romanzi che si possono ascrivere al fantastico nel senso più ampio. Parlando con Giovanna Burzio, editor presso La Corte, infatti, ho saputo che questa casa editrice non ha timore di pubblicare opere che attraversano i generi, rompendo gli steccati delle definizioni. Contaminazioni fruttuose, queste, come dimostra il grande successo di lettori.
Che si riesca finalmente a traghettare la letteratura dell’immaginario verso una rinascita? Che si riesca a superare le sottili distinzioni tra subgeneri?
Lo speriamo. Come ho scritto anche a proposito di Watson Edizioni, qualcosa si sta muovendo. Una cosa è certa: quella che si respira nella zona dedicata a La Corte all’interno del Salone del Libro è un’aria frizzante. C’è sempre un gran fermento. Gli autori ridono, scherzano, dialogano, si fanno fotografare, spiegano i loro libri. È volutamente uno spazio aperto, dove non si batte la fiacca sedendosi ad attendere che il tempo passi. L’editore in persona è presente, dinamico e sorridente con tutti.
Il fantastico italiano di La Corte Editore
Ma concentriamoci sulla proposta di fantastico italiano che La Corte propone. C’è solo l’imbarazzo della scelta, ragione per cui non me ne vogliano gli autori che ho tralasciato per mancanza di spazio.
Partiamo dalla fantascienza, mio primo e grande amore. La distopia di Liliana Marchesi, Cavie, ha tutta l’aria di essere un libro affascinante: i protagonisti si risvegliano in una bara di vetro, con misteriosi tatuaggi sul braccio e devono superare una serie di prove per sopravvivere. Vision di Alessia Coppani, invece, ci parla di un mondo apparentemente utopico che si rivela una terribile distopia basata su una rigida segregazione su base genetica. Eleonora Rossetti, già autrice del Cacciatore di ombre, un fantasy dalle tinte horror, ci propone invece una vera e propria “contaminazione”: un thriller fantascientifico super adrenalinico, Chimera. Anche Twizel (composto di due volumi) di Francesca Caldiani è un libro “sul confine”, in cui si mescolano fantascienza, urban fantasy e il ritmo serrato proprio di un thriller.
Bryan, la fortunata saga da 20.000 copie di Federico Ghirardi, vira invece sul fantasy classico. Mondo in fiamme di Edoardo Stoppacciaro è paragonabile al Trono di spade per le sue atmosfere cupe. E non dimentichiamo Antonio Lanzetta col suo Warrior. La vendetta del guerriero. Se poi vogliamo qualcosa di davvero fuori dal comune, Giorgia Cozza propone Oltre, una storia d’amore che si svolge in uno spaventoso Limbo oltre la morte.
Il futuro del fantastico italiano
Potrei citarne altri, ma mi fermo qui, proponendo una riflessione. Il fantastico italiano esiste ed è vivo. Bisogna solo dargli spazio e nutrimento, come si fa con le piante. Se poi qualcuno osasse dire che si tratta di robetta di serie C, gli risponderò come ho fatto in un altro articolo (Il femminismo si tinge di romance): non esistono generi di serie A B o C, e la parola intrattenimento non è un insulto.
Quindi, se vi piace il fantastico non esitate: fatevi un giro nel catalogo La Corte e fatevi conquistare da uno di questi autori!
Buongiorno Caterina, La ringrazio per aver citato il mio CAVIE nel suo articolo, ma soprattutto per aver dedicato uno spazio alla fantascienza italiana. È vero, come le piante va nutrita, ma mi piace pensare di essere un cactus, capace di sopravvivere anche nelle condizioni più avverse.
Un abbraccio!
Liliana
Grazie, è stato un piacere!