Di Caterina Mortillaro
Dal 26 giugno al 28 luglio 2019, presso il MIC – Museo Interattivo del Cinema di Milano, è ìn programma la rassegna Welcome Back Mr. Allen: ventotto lungometraggi in cui Woody Allen riveste contemporaneamente il doppio ruolo di regista e interprete. L’iniziativa si ricollega al concerto jazzistico presso il Teatro degli Arcimboldi e al debutto presso il Teatro alla Scala di Gianni Schicchi, atto unico comico di Giacomo Puccini, di cui Allen ha curato la regia.
Con l’obiettivo di rivolgersi a un pubblico internazionale, Cineteca Italiana, ha deciso di presentare alcuni film in edizione originale con i sottotitoli italiani, per apprezzare al meglio le doti attoriali di Allen e lo script, non sempre reso in modo adeguato in traduzione. Altri titoli, proiettati in supporto 35mm, saranno in edizione italiana con il doppiaggio di Oreste Lionello, la cui voce ha reso celebre Woody Allen in Italia.
“The Sleeper” tra distopia e parodia
Noi del Bugiardino non potevamo mancare. E abbiamo deciso di cominciare con un classico che ancora oggi non ha perso il suo smalto: “The Sleeper” (“Il dormiglione”) del 1973, che è stato proiettato il 26 giugno in versione originale con sottotitoli al MIC.
Perché proprio “The Sleeper”? Già in altre occasioni sulle pagine del Bugiardino abbiamo affrontato il tema del futuro, della fantascienza, della distopia e dell’utopia. In questo, “The Sleeper” può essere considerato esemplare.
La trama, per chi non la ricordasse, vede Miles, clarinettista e titolare di un negozio di cibo macrobiotico al Greenwich Village protagonista di una bizzarra disavventura: ibernato contro la sua volontà a seguito di un banale ricovero, si sveglia duecento anni dopo in un mondo molto diverso da quello che ha lasciato. O forse, per certi versi, troppo simile, come vedremo. Gli Stati Uniti hanno subito un disastro nucleare e ora sono una dittatura, guidata da un Presidente e controllata da forze di polizia. La libertà individuale è limitata, ma gli abitanti la subiscono pacificamente perché garantisce loro un certo livello di benessere e alcune piacevoli distrazioni: la sfera, una specie di droga “meccanica”, l’osgasmatron, una cabina capace di dare piacere sessuale, e naturalmente la televisione. Fa eccezione la resistenza, che rifiuta lo stile di vita artificiale e vuoto proposto dal governo e mira a sovvertirne l’ordine per instaurare un regime marxista.
Una distopia post atomica di tipo sociologico, quindi, secondo la migliore tradizione. Con un dettaglio non trascurabile: la lettura in chiave comica.
Il film, infatti, è costruito in modo tale da irridere non solo i comportamenti nevrotici degli americani e dei newyorkesi in particolare (molto simili a quelli della società futura in cui si ritrova Miles), ma anche certe aspirazioni a utopie futuristiche sia di carattere scientifico che di ordine politico. Il protagonista, in quanto osservatore esterno, attraversa questo scenario come una macchietta comica da film muto, snocciolando battute e freddure con assoluta nonchalance. Non si salva nessuno, dal cibo salutista alla politica di Nixon, dai proclami politici alla tecnologia, dai costumi sessuali ai concorsi di bellezza. E, naturalmente, come nella migliore tradizione del cinema di Woody Allen, le famiglie ebraiche americane e le loro piccole idiosincrasie.
“The Sleeper” tra citazioni e la fissazione di un canone
Ma non solo. Come sempre il cinema d’autore è metacinema. È possibile ravvisare, infatti, un’autentica valanga di citazioni. Le più evidenti sono i riferimenti al cinema francese distopico. Gli atteggiamenti e le divise della polizia politica, il riferimento all’uso di droghe e schermi tivù come “oppio dei popoli” evocano chiaramente “Fahrenheit 451” di Truffaut (1966) tratto dal celeberrimo libro di Bradbury. Ma si possono notare anche riferimenti ad “Alphaville” di Godard (1965). L’ambientazione asettica e futuristica è la stessa della “Decima vittima” (1965) del nostro Petri (tratto da un racconto di Sheckley) e, naturalmente, di “2001. Odissea nello spazio” di Stanley Kubrick (1968), di cui abbiamo già parlato nell’articolo sulla rassegna dedicata da Cineteca Italiana per l’appunto a Kubrick.
Non indifferenti sono anche le citazioni di certo cinema trash di fantascienza come “The blob” (1958), ridicolizzato nella scena in cui Miles, travestito da robot, è impegnato in uno scontro a colpi di scopa con un enorme impasto per torta che ha cominciato a vivere di vita propria.
Ciò che ci ha colpito di più, comunque, è la fissazione di un canone che ritroveremo in tutti i successivi lungometraggi distopici. Ma non solo. In questa struttura sociale, in questi rigidi tutori dell’ordine così simili ai nazisti, nei ribelli dalla vita dura e primitiva, ma anche negli educatissimi (e buffissimi) robot camerieri si potrebbe vedere il germe di “Star Wars”. E, naturalmente, della sua più esilarante parodia: “Balle spaziali” di Mel Brooks.
Quanto al messaggio, resta più che mai attuale, forse perché ciò con cui ci stiamo confrontando oggi non è altro che la naturale evoluzione dei semi gettati in quegli anni. Non a caso il film vinse i premi Hugo e Nebula, i massimi riconoscimenti per la fantascienza americana. Non si può quindi etichettarlo come il semplice divertimento di un regista geniale, ma dovrebbe essere preso in seria considerazione da tutti coloro che oggi si cimentano con la fantascienza e, in particolar modo, con la distopia.
Per visionare il calendario degli altri film in programmazione, invitiamo a visitare il sito di Cineteca Italiana www.cinetecamilano.it
Sarete così aggiornati anche sulla possibile presenza in sala, ancora da confermare, di Woody Allen in persona a una delle prossime proiezioni.