Di Caterina Mortillaro
Se cercate un fantasy dall’atmosfera fiabesca, dove il bene si scontra con il male, la luce con l’ombra, ed eroi senza macchia combattono contro il Signore Oscuro senza manco sporcarsi gli stivali di fango, beh, la saga di “Mondo in fiamme” di Edoardo Stoppacciaro (La Corte Editore) non fa per voi.
Non a caso è stata paragonata al “Trono di spade” di George R. R. Martin che, come certo saprete, segna una cesura con il fantasy politically correct precedente. Questo genere letterario, infatti, nei primi anni novanta ha vissuto una vera e propria rivoluzione. Mentre alcuni autori hanno continuato a scrivere storie popolate da elfi eterei, nani burberi e coraggiosi, giovani cavalieri designati dal destino, orchetti e signori del male da sconfiggere, altri, come il già citato Martin o Robin Hobb, autrice della “Trilogia dei Lungavista”, hanno cominciato a mettere in scena personaggi duri, ambivalenti, che si muovono sullo sfondo di ambientazioni cupe, segnate da aspre lotte per il potere.
Il primo volume di “Mondo in fiamme”, “Una primavera di Cenere”, s’inserisce perfettamente in questo filone. Quello descritto da Stoppacciaro, infatti, è un mondo appena uscito de una guerra sanguinosa, durante la quale sono stati compiuti crimini efferati. La pace è fragile, gli animi sono ancora carichi di risentimento. Su questo sfondo, intrighi politici, avventure, vicende personali e un’oscura minaccia s’intersecano fittamente come i fili di un arazzo.
Il lettore, pagina dopo pagina, si addentra nei meandri di questa trama intricata e pian piano comincia a intravedere il disegno della vicenda. Ma, proprio come nella vita reale, riceve la sensazione che le chiavi di lettura siano molteplici e spesso oscure. Per usare una parola difficile, manca una teleologia. In parole povere, non c’è un fine nobile da perseguire, uno scopo dichiarato.
I numerosi personaggi sembrano piuttosto impegnati a lottare per i loro obiettivi, siano essi la sopravvivenza, il potere o la vendetta. Queste figure si muovono sul filo sottile che separa il bene dal male. Sono umani, con tutto ciò che questo comporta. Molti di loro sono tormentati da antiche ferite dello spirito, dalla sofferenza per la perdita dei propri cari, dai ricordi delle brutture della guerra, a volte da un senso di colpa lacerante. La vita li ha privati dell’innocenza. Gli unici animi puri sono sporadiche figure di ragazzi e bambini che, però, sono posti troppo presto di fronte a una realtà spietata.
In mancanza di un unico protagonista, le loro voci si sovrappongono e s’intersecano proprio come i fili della trama, con frequenti cambi di punto di vista che a volte possono disorientare il lettore.
Altro aspetto che accomuna “Mondo in fiamme” ai suoi più illustri predecessori è il modo in cui viene proposto il soprannaturale. Si ha la sensazione che sia quasi secondario, anche se, a ben vedere, dà l’avvio al primo dei due romanzi e percorre tutta la vicenda. Le creature magiche sono forze arcane e pericolose, dai contorni evanescenti. Spiriti che agiscono secondo logiche per lo più incomprensibili all’uomo, spesso in modo crudele.
Quanto allo stile, un linguaggio ricercato, a tratti persino poetico, si alterna a passaggi crudi, sporcati da termini forti. Ciò dà vita a un contrasto che in alcuni punti può spiazzare il lettore, ma al tempo stesso lo coinvolge.
Una saga, quindi, di sicuro interesse per gli appassionati del fantasy contemporaneo. Che ha il pregio, oltretutto, di essere un’opera italiana. A riprova che, nell’ambito del fantastico, come già accade per altri generi letterari, ci sono molti autori di qualità anche nel nostro paese.
Per ulteriori informazioni o per acquistare i primi due volumi della saga, oltre a cercarli nelle librerie, potete vistare il sito di La Corte Editore.