Di Claudio Pellerito
Can you can hearT me? Due attori, quattro musicisti, tanti linguaggi. In un 2019 in cui la comunicazione è sempre più Social e sempre meno di persona, i due giovani registi Lorenzo Ponte e Clio Saccà (diplomati in Regia alla Paolo Grassi di Milano) scelgono di mettere in scena proprio l’incomunicabilità e i muri, virtuali e non, fra gli esseri umani. Raccontano una storia con poche parole ma che, nonostante questo, arriva tutta e con un grande impatto sul pubblico. Can you heart me? è andato in scena al teatro Lauro Rossi di Macerata il 20 luglio.
Can yuo hearT me? Sinossi
Orfeo (Benedetto Patruno) è un cantante Rock che da un anno ha perso a causa di un incidente d’auto la donna che amava, Euridice (interpretata in video da Valentina Ghelfi). Orfeo trascorre le giornate riguardando i video che girava insieme a Euridice, passa da un concerto all’altro e, soprattutto, cerca in una chat di incontri un nuovo amore, ma senza successo.
In un alternarsi di messaggi della chat che appaiono su dei led wall, e di un continuo spogliarsi e rivestirsi di Orfeo, che danza pieno di rabbia sulle note del compositore Marco Sinopoli, suonate dai quattro musicisti: Alice Cortegiani, Gianluca Manfredonia, Michele Marco Rossi e Samuele Telari, viene fuori con forza la routine di un uomo finito.
Dopo avere conosciuto Orfeo e la sua non-vita (forse con un pizzico di ripetitività, l’inizio dello spettacolo poteva durare qualche minuto in meno), veniamo a conoscenza di Agave, nickname di Veronica, conosciuta in chat da Orfeo e che da subito appare diversa rispetto alle tante fan che contattavano il cantante solo per portarselo a letto.
Anche la ragazza, interpretata da Annapaola Trevenzuoli (che, come Patruno e Ghelfi, è diplomata al Piccolo Teatro di Milano) viene presentata da messaggi proiettati (col datore di lavoro con cui non ha un buon rapporto) e movimenti di danza che anche per lei rappresentano quasi un animale in gabbia. Sentiamo inoltre delle registrazioni del passato di Veronica, dalle quali emerge un rapporto complicato con un padre forse troppo severo.
Recensione
In Can you heartT me? I due protagonisti hanno un disperato bisogno di amore, anzi, di “compatibilità”. La parola viene fuori più volte associata alla chat d’incontro che permette loro di incontrarsi avendo un 98% di compatibilità, appunto, ma e questo è un particolare drammaturgico che ho apprezzato molto. Bisogna infatti contare anche quel 2% di incompatibilità. I due si scrivono, ma non li sentiamo parlare, sono separati dai led wall su cui appaiono i loro messaggi, virtualmente e fisicamente, e questa è una cosa che purtroppo ai nostri tempi avviene sempre più spesso.
Si incontrano, ma anche i loro incontri sono fatti solo di sesso (interpretato benissimo da musica e danza) e di pochissime parole. I due scappano dal contatto reale preferendo quello virtuale.
La storia continua rivelando l’oscurità di Orfeo e le fragilità di Veronica, con un finale che è un gran tocco di meta-teatro, ma preferisco non rivelare altro e invitarvi tutti al Lauro Rossi di Macerata, per vedere uno spettacolo attuale, partorito e interpretato da menti giovani e che ha tanto da dire pur essendo sicuramente ancora acerbo e che ha ancora bisogno di essere rodato.
Ogni amore è diverso, tutti ne abbiamo bisogno, tutti cerchiamo qualcuno che è compatibile, lo cerchiamo disperatamente.
La soluzione potrebbe essere quella di non ancorarsi al passato, non cercare di rivivere le stesse emozioni provate con altri, perché il mondo è bello perché è vario e a volte un nuovo e sano amore potrebbe celarsi dietro l’angolo… o in una chat d’incontri. L’importante è abbandonarla presto e guardarsi negli occhi. Viversi.
Per informazioni e prenotazioni: https://www.sferisterio.it/can-you-heart-me