Di Caterina Mortillaro
Il 21 luglio, nella cornice spettacolare del Vittoriale degli Italiani a Gardone, si è svolta una serata commemorativa dello sbarco sulla luna avvenuto cinquant’anni fa. L’iniziativa fa parte della Milanesiana, la rassegna ideata e diretta da Elisabetta Sgarbi, di cui abbiamo già parlato più volte in articoli del Bugiardino. Inauguratasi il 10 giugno, si concluderà il 31 luglio, dopo avere toccato numerose tappe in tutta Italia. Quest’anno, il ventesimo di Milanesiana, il tema è la speranza, che ben si coniuga con l’entusiasmo che l’allunaggio generò nei testimoni dell’epoca e ancora permane nei nostri cuori quando vediamo le immagini di quell’impresa così importante per l’umanità.
L’evento dedicato all’Apollo 11 ha avuto due momenti principali molto diversi.
Il primo è stato caratterizzato dalla presenza di illustri relatori che si sono concentrati sul tema della luna da angolazioni differenti (scientifica, giornalistica, letteraria, poetica, filosofica).
Il secondo ha visto la presenza dirompente di Al Bano Carrisi. Una scelta che può porre degli interrogativi, ce ne rendiamo conto, in quanto non proprio pertinente al tema della serata. A tale riguardo, Elisabetta Sgarbi ha dichiarato che il cantante avrebbe rappresentato la dimensione di sogno e di emozione che la luna rappresenta. Prendiamo la spiegazione per buona senza porci troppi interrogativi. L’importante è che gli spettatori abbiano ricevuto nutrimento per la mente e per le emozioni e siano tornati a casa soddisfatti.
Il ruolo dell’Aeronautica Militare nell’esplorazione spaziale
Ha aperto la serata il Gen. S.A. Settimo Caputo, capo dell’Ufficio Generale del Centro di Responsabilità Amministrativa dell’Aeronautica Militare. Il generale ricopre lo stesso ruolo che fu di Gabriele D’Annunzio. Il volo, infatti, può essere considerato come un filo conduttore della vita del grande poeta italiano. Proprio al Vittoriale è conservato il suo biplano Ansaldo S.V.A. (quello del volantinaggio su Vienna, per intenderci).
Caputo ha fatto notare come tutti gli astronauti italiani che lavorano all’ASI (Agenzia Spaziale Italiana) e all’ ESA (European Space Agency) provengano dall’Aeronautica Militare. Peraltro, la nostra Aeronautica ha sempre guardato verso lo spazio come dimostra il suo stemma nel quale sono menzionate le stelle. Ha poi parlato dell’importanza del potere aereo e aerospaziale per la difesa non solo da possibili attacchi missilistici ma anche da attacchi cibernetici condotti da piattaforme in orbita.
La luna nella letteratura
Il secondo relatore, Giordano Bruno Guerri, ben noto in quanto ha condotto numerose trasmissioni televisive, tra le altre cose, è presidente della Fondazione Vittoriale degli Italiani. Nel suo intervento, intitolato “Bonsoir Madame la Lune” da un’espressione dannunziana, ha quindi proposto alcuni brani inediti del vate nei quali veniva menzionato il nostro satellite, con gli accenti poetici che hanno reso grande D’Annunzio. Il poeta, inoltre, aveva definito lo stesso Vittoriale una regione recondita della luna.
Anche il prof. Nuccio Ordine, professore ordinario di Letteratura italiana nell’Università della Calabria, nonché visiting professor in numerose università straniere, ha seguito il filo della poesia e della letteratura. Dopo aver letto alcuni versi immortali della “Sera fiesolana”, ci ha condotto di indietro nel tempo sottolineando come l’uomo abbia sempre visto nel nostro satellite una fonte d’ispirazione, di bellezza, di desiderio, nonché la sede dell’irrazionale e la dispensatrice di influssi magici. In particolare si è soffermato sull’occasione che il viaggio nello spazio offre per decentrare lo sguardo (concetto caro all’antropologia), osservando dall’alto la piccolezza della Terra, degli uomini e dei loro vizi. Già Luciano di Samosata aveva inviato il cinico Menippo sul nostro satellite per vedere dall’alto il mondo e le sue storture. Su questa falsariga, Ludovico Ariosto, nei canti 34 e 35 dell’Orlando furioso, racconta il celebre viaggio di Astolfo sulla luna con l’ippogrifo. Anche in questo caso viene rilevato come, da vicino, la luna sia grande mentre la Terra sia piccola. È questa una lezione sulla relatività dei punti di vista, una lezione di umiltà, che invita l’uomo a mettersi al posto dell’altro. Solo così sarà possibile comprendere appieno che, come diceva John Donne del 1624, nessun uomo è un’isola, ma la morte anche di uno solo ci diminuisce.
Le testimonianze dell’allunaggio
Le parole di Luigi Pizzimenti, giornalista e storico dell’Apollo 11, che ha avuto la fortuna di conoscere personalmente Neil Armstrong, ci hanno offerto uno scorcio del magico mondo dell’astronautica e dei suoi eroi. Lo sbarco sulla luna è stato preparato dall’immaginazione umana e al tempo stesso le ha fornito nuovo materiale di cui alimentarsi. Chiunque abbia assistito all’allunaggio del 1969 era convinto che presto avremmo visto l’impronta del piede umano anche su numerosi altri pianeti. Purtroppo, i costi e le difficoltà tecniche hanno fatto subire una battuta d’arresto alle esplorazioni spaziali. Peraltro bisogna considerare che, mentre la stazione orbitante dista 400 km dalla Terra, la luna è lontana ben 400.000 km. Ciò ci dà la misura della grandiosità dell’impresa dell’Apollo 11, in un’epoca molto meno sviluppata tecnologicamente della nostra.
L’entusiasmo degli spettatori per Al Bano
A questo punto, dopo un breve intermezzo nel quale sono stati proposti spezzoni di film e di video musicali ispirati alla luna e immagini d’archivio delle imprese spaziali, è stato il momento, atteso da molti degli spettatori: l’arrivo sul palco di Al Bano Carrisi, con la sua dirompente personalità. Un momento che potremmo definire nazionalpopolare. Non ce ne vogliano per questo i fan accaniti del cantante pugliese, che si sono scatenati chiedendogli le canzoni più famose. Vi assicuro che non è una definizione data con spocchia. Infatti, come ha detto Elisabetta Sgarbi a fine serata, mentre si allontanava dal Vittoriale con i suoi ospiti, Al Bano è parte della storia dell’Italia. E noi aggiungiamo: incarna, con la sua energia, con il suo richiamo i buoni sentimenti, con la sua estetica, un aspetto della nostra cultura che non può essere ignorato. Se infatti cadessimo nella trappola di ritenere che la cultura “alta” sia l’unica vera e degna, non faremmo altro che lasciare il campo libero a chi sta strumentalizzando il popolo italiano, propinando i non-valori dell’odio, del rifiuto dell’altro, dell’aggressività volgare. Ben vengano quindi i temi delle canzoni di Al Bano, che forse qualcuno definirebbe “buonisti”, ma che insegnano qualcosa di importante alla gente comune.