Di Lucilla Continenza.
Promontorio Nord, spettacoli all’imbrunire. Al via la terza edizione della rassegna messinese diretta da Roberto Zorn Bonaventura che anche quest’estate promuove la messa in scena di rappresentazioni del teatro siciliano. Si tratta di tre spettacoli che si terranno presso la Tenuta Rasocolmo, nel corso della Summer Edition 2019. Parliamo di una location d’eccezione per la magia e la bellezza del paesaggio.
In calendario rappresentazioni scelte con cura e tutte in scena alle 18.30 per godere del bellissimo tramonto in un boschetto a picco sul mare. Non è previsto l’utilizzo di tecnologie, così da permettere allo spettatore di godere di un vero connubio tra la naturalezza del paesaggio e quella del teatro, come era caratteristica del teatro prima dell’avvento di tutti gli effetti speciali che sovente lo caratterizzano.
Al termine delle rappresentazioni sarà organizzata una cena-degustazione dove gli ospiti potranno appunto gustare i vini della Tenuta.
Promontorio Nord: gli spettacoli
La rassegna inizierà l’8 agosto con un monologo dal titolo Cleopatra, pièce di Gianni Guardigli, autore conosciuto in diversi paesi d’Europa e adattatore per il teatro di importanti romanzi. Protagonista sarà Carmen Panarello attrice, pedagoga e poetessa, diplomatasi a Piccolo di Milano con Giorgio Strehler. Si tratta di una collaborazione al progetto di Giampiero Cicciò.
Cleopatra non è la regina d’Egitto, ma una donna romagnola, di Rimini, che gestisce un Hotel sull’Adriatico, un tempo un piccolo bar ereditato dal padre ora trasformato in un albergo prestigioso. La donna si innamorerà di Munir, un affascinate siriano molto legato alla sua patria e alle sue radici, e dove purtroppo ritornerà. La protagonista racconta quindi la sua storia tormentata fatta di attese e sospiri. Come spiegato nelle note di regia: “Nel testo, in cui sono presenti alcuni echi dell’ Antonio e Cleopatra di William Shakespeare, la regina romagnola seguirà, anche se quasi velatamente, la fine tragica dell’imperatrice: ma qui lo spazio viene lasciato ad un paesaggio vincente che, circonda l’azione del monologo e, in parte, ci unisce tutti: il mare”.
Il 13 agosto sarà la volta di Epica fera di Gaspare Balsamo tratto dal romanzo Horcynus Orca di Stefano D’Arrigo, con le musiche dal vivo di Francesco Salvadore. Si tratta di una riscrittura in forma di cunto (racconto in lingua siciliana). I protagonisti sono la fera ovvero il delfino e i pescatori della località siciliana in cui è ambientato il romanzo. Nello spettacolo entriamo anche nella tradizione dei Pupi.
Afferma Balsamo: “Cunti che girano tutti intorno a tale tema. Nelle trame continue del racconto si lotta per campare e affermare la propria identità e resistenza. I delfini, che per la loro gratuita e irridente ferocia i pescatori dello Stretto di Messina chiamano fere, sono i coprotagonisti speculari dei cunti, e contendono con i pescatori il dominio sul mare. I pescatori, seguendo la loro cultura d’appartenenza che si alimenta delle storie, delle convenzioni e dei riti dell’Opera dei pupi, chiamano magonzesi le fere, cioè traditori, infami da ammazzare e scannare. Ma la battaglia è continua, su tutti i fronti. Tutte le questioni sono di primaria importanza, e come si lotta per fame, si lotta anche per rivendicare la propria cultura: ed ecco ricomparire il delfino/fera sulla bocca dei pescatori che, con i fascisti o con gli ufficiali acculturati, disputano su quale lingua suoni meglio. “Dite delfino e delfino sarà” sentenzia il fascista, che impone con violenza la purezza e l’eleganza della lingua nazionale al suono volgare, gretto e basso del dialetto dei pescatori. In difesa della parola italiana “delfino” l’autorità nazionale e fascista ordina ai pescatori di sillabare il nome del-fi-no”.
Conclude Balsamo: “Il Mare dei due mari, lo Scill’e Cariddi, lo Stretto di Messina è il campo di battaglia degli eserciti che, schierati l’uno in fronte all’altro, si scrutano come tori inferociti, pronti a perpetrare la battaglia infinita tra bene e male, alto e basso, lingua e dialetto, patruni e sutta, fera e delfino”.
L’ultimo spettacolo della rassegna andrà in scena durante il tramonto del 20 agosto. Parliamo di Contrada Acquaviola n 1. La Rappresentazione è firmata da Simone Corso mentre la regia di Roberto Zorn Bonaventura. In scena Antonio Alveario e Simone Corso. Le “architetture di carta” sono di Nunzio Laganà, mentre le luci sono curate da Stefano Barbagallo. la scenografia è di Franco Currò. Lo spettacolo è una produzione da Nutrimenti Terrestri.
In Contrada Acquaviola 1 è protagonista il rapporto tra un padre e un figlio dopo la morte della madre, parte fondamentale o meglio colonna portante di una famiglia “tradizionale”. Invece di fare cerchio, di unire le forze, tra padre e figlio si crea una distanza come se l’eterno conflitto edipico tanto caro alla psicologia freudiana, si concretizzasse dopo questo evento traumatico, evento che può distruggere gli equilibri. Contrada Acquaviola n1 è la via dove i due protagonisti abitano a Milazzo, vicino Messina. Il padre (Antonio Alveario) un operaio in pensione di una raffineria che macina morti di tumore, vive con il figlio Paolo (Simone Corso) che presto si sposerà. Il padre è appassionato della costruzione di modellini navali di carta e ha il difetto, comune a tanti genitori, di rimproverare il figlio per ogni banalità. La madre di Paolo è morta per un tumore di cui ora soffre pure la futura suocera e molto probabilmente causato proprio dalla raffineria. Paolo cercherà di convincere il padre a vendere la casa per trasferirsi in un posto lontano da dai veleni tossici. Il finale lo lasciamo alla curiosità dello spettatore.
Nelle note di regia leggiamo: “Un padre e figlio, nati e cresciuti all’ombra delle colonne di fumo che si arrampicano verso il cielo dagli alti camini del colosso industriale, scoprono il loro diritto violato a vivere una vita normale. Così un fisiologico scontro generazionale, diventa scontro di idee“.
I posti dI Promontorio Nord sono limitati, e la prenotazione è obbligatoria.
Per info e prenotazioni
+39 393 3343760