Di Lelio Naccari
Giovedi 8 agosto, presso la Tenuta Capo Rasocolmo di Messina, si è aperta per il terzo anno consecutivo la rassegna teatrale “Promontorio Nord” – direzione artistica di Roberto Bonaventura – con lo spettacolo “Cleopatra”, testo dell’autore internazionalmente rappresentato Gianni Guardiglia. L’attrice messinese Carmen Panarello si mette in scena con la supervisione e collaborazione di Giampiero Cicciò, lanciandosi per noi in un liscio contemporaneo dalle reminiscenze shakespeariane.
Spegnete i telefoni, va in onda il silenzio.
Una rassegna all’insegna della semplicità scenica, della natura, del ritorno alle origini, che si presta benissimo a questo viaggio/indagine sul caos della ragione, della memoria, del pensiero. Il silenzio permette di ascoltare la voce dei propri pensieri, e scoprire quanto ingombranti essi siano, quanto non siano noi.
Come nasce un fantasma? Questa l’annosa questione cui lo spettacolo offre una poetica risposta, probabilmente senza allontanarsi dal vero. Il fantasma nasce quando non ci si riesce a dare pace. Quando la voce della nostra mente parla troppo spesso e a volume alto. Quando un trauma si ficca nel cervello divenendo ossessione, eco, riverbero, condannandoci a naufragare soli alla deriva del mondo. È il caso di questa storia di un amore bellissimo, esotico ma difficile, verso Munir, proveniente da un luogo altrettanto meraviglioso e difficile, la Siria.
Il ritorno dell’amato alla terra di origine per via del suo coinvolgimento politico dà luogo, nella protagonista, a un reiterarsi di ragionamenti che non la lasciano più. Come quando non ce ne si fa una ragione. Il rimuginio spazza via il silenzio. Ce la si può prendere con Dio, per le ingiustizie del mondo, per tutto ciò che si vive e si vede, in quanto l’assenza di fede può portare a credere che la ragione sia sufficiente a spiegare la realtà, a capire come stanno le cose per dominarle e decidere il mondo, fino a sciogliere ghiacciai e incendiare l’artico.
“U sai chi fazzu quannu mi sentu troppu importanti? – dice la voce fuori campo di Eros, nell’opera. – Apro Youtube e mi guardo qualche video dello spazio, dell’universo, che mi fa vidiri come u Suli, nell’universo, è una cacatina di mosca, e quindi la Terra è una cacacatina di una cacatina di mosca. E allora, i nostri problemi, cosa vuoi che siano in tutto questo? Aprilo pure tu, Youtube.”
I fantasmi e le gabbie della mente
È vero, misurarsi con l’Assoluto ridimensiona tutti i nostri drammi e anche le cose che ci appaiono diventano polvere sulla mensola di una libreria, fatta di epoche, ere, eoni. Forse ciò che oggi ci terrorizza si è già ripetuto miliardi e miliardi di volte. Siamo già tutti morti e rinati altre volte.
È un flusso di pensieri invasi di suoni, voci, immagini, occhi, segni impressi a fuoco nella memoria che si riversano sugli spettatori in uno stream of consciousness fra James Joyce e Vanna Marchi (come osserva qualcuno dal pubblico). Il dialetto e il ritmo chiamano il sorriso ma il contenuto, l’amore inciso dentro, la guerra, la morte, no.
La nostra memoria è fatta d’informazioni, ma non di consapevolezza. “Cleopatra” mostra con ironia e poesia cosa vuol dire rimanere intrappolati in una storia, ripetere infinitamente i nostri fantasmi e diventare fantasmi a nostra volta, invitandoci così a essere qui e ora, silenzio. Come quello da cui nasce il teatro, pensiero creato e non subito. Soprattutto quello originario e semplice, fatto all’aperto e magari al tramonto, magico e presente.
Un invito a prendere coscienza di ciò che siamo per non riecheggiare eternamente fra le pareti della nostra mente e rimanere bloccati fra due dimensioni, realtà e proiezione, vittime dell’eco dell’ego. Conoscerci come polvere per scoprirci polvere di Stelle. O di Strehler, visto che Carmen si è diplomata al Piccolo Teatro di Milano da lui diretta.
Prossimo appuntamento di “Promontorio Nord” il 13 Agosto con “Epica Fera” di Gaspare Balsamo. Per info:
http://www.tenutarasocolmo.com/eventi/promontorio-nord-spettacoli-allimbrunire-epica-fera-di-e-con-gaspare-balsamo-15