Di Barbara Manenti.
Il Festival Internazionale della Musica MiToSettembreMusica 2019 si è inaugurato martedì 3 settembre al Teatro alla Scala di Milano e fino al 18 settembre vedrà alternarsi tra Milano e Torino i concerti in programma di musica classica offerti ad un prezzo popolarissimo.
Il tema è Geografie e l’inaugurale spettacolo è intitolato Mondi: due mondi messi a confronto quello di Ludwig van Beethoven (1770-1827) e Hector Berlioz (1803-1869). Ma Mondi sottintende anche l’inclusività di MiTo il cui obiettivo è esprimere attraverso la musica la comunicabilità delle diverse Geografie del mondo. Sinteticamente è questo il messaggio dell’intera kermesse.
Ha diretto l’Israel Philharmonic Orchestra, Zubin Metha e per il Concerto di Beethoven per pianoforte e orchestra in si bemolle maggiore n.2 op.19 si è esibita al pianoforte Martha Argerich.
A seguire la Symphonie fantastique (episode de la vie d’un artiste) op.14 di Hector Berlioz.
Ha introdotto il concerto, con una presentazione chiarissima, la professoressa Gaia Varon, musicologa, giornalista, autrice e conduttrice in radio e televisione. Varon è corrispondente dal Teatro alla Scala di Milano e da altri Teatri. Docente in Storia della Musica Contemporanea, ma ancora dedita allo studio su Beethoven, una figura cruciale della musica colta occidentale che fu l’ultimo rappresentante di rilievo nel classicismo viennese.
Il concerto n.2 per pianoforte e orchestra in si bemolle maggiore op.19 venne composto da Beethoven ed eseguito per la prima volta a Vienna nel 1795. L’organico è: pianoforte, flauto, 2 oboi, 2 fagotti, 2 corni, archi.
Il primo tempo Allegro con brio ha una curiosa situazione estetica, è in perfetta consonanza con il pensiero illuministico in cui Beethoven ha le radici; la prospettiva si allarga in inopinate modulazioni, in sospensioni e attese, fino all’entrata del pianoforte: si percepisce galanteria e affabilità in un clima di improvvisazione.
Nel secondo tempo, l’ Adagio (mi bemolle maggiore) ha un fraseggio melodico esteso alle soglie della vocalità; il solista si riserva il proprio spazio d’intervento quando l’orchestra ha esaurito la sua esposizione. Una liricità quando il flauto si sovrappone con un ultimo intervento, con delicata insorgenza di canto.
Il Rondò finale è il brano che conquista l’ascoltatore per le marcate accentuazioni sincopate, rese più fervide nell’episodio centrale, dove il solista si produce in audaci salti in contrattempo. All’uscita, il pianoforte è una scia di trilli nel registro acuto in una cadenza in pianissimo che richi n ama l’immediata replica dell’orchestra robusta e conclusiva.
Beethoven elaborò uno stile e un’etica del comporre propria e originale. Seppe attuare un dialogo equilibrato fra strumento solista e orchestra. L’adagio conquistò e conquista ancora oggi: un clima intenso e commosso, creato in apertura dagli archi, avvolge il canto sentito e purissimo del pianoforte.
La Symphonie fantastique di Hector Berlioz (1803-1869) op. 14 è considerata “Episodio della vita di un artista” in cinque parti ed è una sinfonia a programma eseguita per la prima volta nel 1830, anno in cui l’autore vince il Prix de Rome.
E’ articolata in cinque, anziché quattro movimenti (cinque come quelli della Sinfonia Pastorale di Beethoven, ma anche come gli atti dell’opera francese), collegati da un’idea fissa di un pensiero musicale per la donna amata, quindi a carattere autobiografico in quanto rifletteva la sfortunata passione per l’attrice irlandese Harriet Smithson, di cui Berlioz si era innamorato nel settembre del 1827, senza mai averla avvicinata, dopo averla vista recitare in inglese (lingua a lui sconosciuta) la parte di Ofelia. Sempre nel 1830, prima di partire per Roma, Berlioz si fidanzò con la bella pianista Camille Moke, ma questa, poco dopo, sposò Camille Pleyel. La notizia del tradimento gli fece intraprendere il viaggio di ritorno con progetti omicidi e suicidi, improvvisamente mutati all’arrivo a Nizza. Nel 1832, rientrato a Parigi, Berlioz fece eseguire la Symphonie Fantastique a cui presenziò la Smithson e della quale si sentì protagonista. L’attrice conobbe così Berlioz e acconsentì a sposarlo nel 1833. Tuttavia, questo matrimonio si rivelò un’esperienza infelice a cui si aggiungevano pressanti preoccupazioni economiche che si risolsero soltanto con l’intervento di Paganini, nel 1838, con una generosa elargizione.
Prima parte, Rèveries. Passions (Sogni. Passioni): un riflesso melodico, una fantasticheria melanconica, una passione delirante, con moti di furore, di gelosia, i ritorni di tenerezza, le lacrime, le consolazioni religiose, questo l’oggetto del primo brano.
Seconda parte, Un bal (Un ballo). Il “tumulto di una festa”, nella quieta contemplazione delle bellezze naturali, ma dovunque il musicista si trovi, l’immagine che gli è cara si ripresenta, gettandolo nell’inquietudine.
Terza parte, Scène aux champs (Scena nei campi). Il giovane musicista si trova una sera in campagna e ascolta un duo pastorale Ranz des vaches, con il leggero fremito degli alberi mossi dal vento. Una condizione che gli infonde calma inconsueta e la speranza che presto non sarà più solo. Alla fine, emergono oscuri presentimenti. Uno dei pastori riprende il ranz des vaches ma l’altro non risponde più.
Quarta parte. Marche au supplice. Marcia al supplizio. L’innamorato infelice perché non ricambiato vorrebbe avvelenarsi con l’oppio ma la dose modesta lo induce ad un sonno con incubi, sogna d’aver ucciso l’amata, d’essere condannato a morte e di assistere alla propria esecuzione. La marcia musicale è ora cupa e minacciosa, ora brillante e solenne. L’ultimo pensiero d’amore è interrotto dal colpo fatale.
Quinta parte. Songe d’une nuit de sabbat. Sogno di una notte del sabba. Spaventosi fantasmi, stregoni, mostri di ogni genere sono riuniti per i funerali dell’artista. Rumori sconosciuti, gemiti, scoppi di risa, grida lontane a cui rispondono altre grida. La melodia amata è diventata triviale e arriva al sabba, unendosi all’orgia diabolica. Rintocchi funebri, parodia burlesca del Dies irae, (Danza del sabba). La danza del sabba e il Dies irae insieme.
Berlioz è considerato il padre dell’orchestrazione moderna, l’impiego di strumenti rari (il corno inglese, il clarinetto piccolo), la ricerca di nuove sonorità fu alla base delle sue composizioni.
Alla fine del Concerto lunghissimi applausi per la magnifica Martha Argerich e per il generosissimo maestro Zubin Mehta, a cui tutti esternano ammirazione e gratitudine e che conclude con un fuori programma del post-romantico Richard Strauss.
Informazioni e prenotazioni MiTo: http://www.mitosettembremusica.it/it