Di Lucilla Continenza.
Dino Betti van der Noot e il suo jazz. Il jazz è la musica che unisce i popoli e che non è mai stata uguale a se stessa. Si è evoluta e arricchita nei decenni. I neri d’america la suonavano prima a New Orleans, a Chicago e a New York. Suonavano la disperazione della loro condizione, o la gioia della vita, la loro cultura. Musica che oltrepassa i confini, il jazz; che affascinerà gli “yankee”, renderà una cultura un tempo invisibile protagonista della musica mondiale.
Il 18 settembre, al Franco Parenti di Milano, Dino Betti van der Noot, uno dei massimi esponenti del jazz italiano, ha festeggiato i suoi 83 anni sul palco del prestigioso teatro meneghino, con un grande concerto jazz.
Il concerto
La Sala Grande del Parenti con tanto di affettuosa presentazione della sua determinata direttrice Andrée Ruth Shammah, era gremita di pubblico, per ascoltare alcuni brani dell’ultimo lavoro del jazzista italiano: Two Ships in The Night (Audissea Records) e altri brani presi dal suo vastissimo repertorio. Il concerto ha avuto inizio con un pezzo composto da Betti negli anni ’70, poi riveduto e corretto e arricchito da nuove influenze e contaminazioni. Al musicista piace cambiare, proprio perché il jazz è qualcosa che è un continuo divenire, sotto il segno della sperimentazione e soprattutto dell’emozione.
Orchestra
Dino Betti era al Parenti con la sua grande orchestra composta da: Gianpiero LoBello, Alberto Mandarini, Mario Mariotti, Paolo De Ceglie alle trombe. Luca Begonia, Stefano Calcagno, Enrico Allavena, Gianfranco Marchesi hanno suonato i tromboni; Sandro Cerino, Andrea Ciceri, Giulio Visibelli, Rudi Manzoli, Gilberto Tarocco le ance. Luca Gusella si è esibito al vibrafono, Manuele Parrini al violino. Niccolò Cattaneo ha suonato il pianoforte, Filippo Rinaldo le tastiere, Vincenzo Zitello l’arpa bardica. Infine Gianluca Alberti ha allietato con i suoi virtuosismi al basso elettrico, Stefano Bertoli alla batteria. Infine Tiziano Tononi ha suonato le percussioni, mentre Federico Sanesi il tabla, strumento suonato in India e in Pakistan.
Dino Betti: i brani
Diversi sono stati i brani presentati che hanno intrattenuto il pubblico un paio d’ore: brani scritti negli anni ’80 e che rimandavano a film francesi e ai polizieschi americani. Presentati poi brani più recenti, sempre sotto il comun denominatore della contaminazione degli stili, come sottolinea lo stesso musicista.
Parliamo di pezzi atipici che spaziano dal jazz con note che volutamente stridono come in una sorta di dodecafonia. Altri ancora attingono al blues, a brani più ritmici, ad una ninna nanna jazz composta in memoria di un amico che non c’è più. Ricordiamo anche un bellissimo brano ispirato da una notte di silenzio, osservando la bellezza dell’infinito mare.
Il lavoro del jazzista è molto originale visto che sceglie la sua orchestra tra esecutori che sono anche compositori e suonano in altri progetti non prettamente legati al jazz. I musicisti aggiungono quindi una loro impronta personale ottenendo così un risultato molto originale.
Dino Betti van der Noot
Dino Betti è un musicista, compositore, arrangiatore che ogni anno presenta un nuovo album sempre apprezzato dal pubblico che ama il jazz e dalla critica più esigente e raffinata. La sua musica è esemplificativa di come il jazz si possa proprio arricchire. Nel corso della sua lunga carriera ha collaborato con grandi artisti di fama mondiale quali: Franco Ambrosetti, Paul Bley, Mark Egan, Bill Evans, Mitchel Forman, David Friedman, Donald Harrison, Carmen Lundy, Don Moye, Paul Motian, Giancarlo Schiaffini, Steve Swallow, John Taylor, Gianluigi Trovesi.
Betti non è solo uno jazzista. L’artista toscano si è avvicinato alla musica sin da bambino, ma anche al mondo della pubblicità. Parliamo di uno dei personaggi più innovativi dell’advertising italiano. Ha infatti fondato la B Communications e ha creato una serie di jingle molto famosi della pubblicità: Ba-Ba-Bauli, Tuscany di Aramis, Gs, Autogrill, Clèo, Totip, Lazzaroni, Duracell e molti altri.
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