Di Giuseppe Menzo.
In scena fino al 6 Ottobre, ha debuttato ieri, nella splendida cornice romana del Silvano Toti Globe Theatre, lo spettacolo Giulio Cesare di William Shakespeare, diretto da Daniele Salvo.
Giulio Cesare: uno spettacolo attuale
In una Roma completamente assoggettata al carisma e al potere del proprio Dittatore, Giulio Cesare, interpretato da un superbo Massimo Nicolini, comincia a farsi largo, tra alcuni uomini di governo, un malcontento che diventa sempre più grande e sempre più impetuoso. Condizione che cambierà quando non verrà presa la definitiva decisione di uccidere l’uomo solo al comando. L’obiettivo è di restituire a tutti i cittadini (attraverso la forma della Res Pubblica, che non è comunque da confondersi con l’idealtipo weberiano di democrazia) il potere delle proprie vite.
Oggi forse questa è la più grande forma di illusione delle società civilizzate, ossia quello di far credere alle masse di essere fautori del proprio destino? Di fatto come leggiamo nelle note sullo spettacolo, alla domanda: “Il fascismo sta tornando? Oggi si può forse rispondere con un’altra domanda e se non se ne fosse mai andato?”. Nel nostro Paese, i segni di un ritorno del fascismo sono numerosi e non sono solo di oggi, anzi sono rintracciabili lungo il corso di almeno gli ultimi trent’anni. Il prevalere della destre sulla scena politica e sociale dei “nuovi fascisti del terzo millennio”, l’avvento del razzismo dilagante verso lo straniero e il diverso, la diffusione di un sentimento di rancore che si manifesta nella sfrenata caccia al capro espiatorio, fanno purtroppo pensare a questo“.
Definizione di democrazia
Questa non è certo democrazia, etimologicamente demos più kratos (popolo e potere, da cui il potere del popolo). Non è manco la democrazia che si fonda sulla divisione dei poteri di Montesquieu, nel momento in cui si chiedono ancora pieni poteri. Non è la democrazia propria di un confronto paritario tra diversi punti di vista che si esprimono liberamente.
Giulio Cesare: la lettura di Salvo
Bruto è il personaggio principe di un testo che come altre volte nella tradizione scespiriana è intitolato ad un’altra figura. Bruto con Cassio e Casca, allo scopo di riequilibrare un sistema di potere che rischia di accentrarsi nelle mani di un solo uomo, organizzano un attentato alla vita della figura più importante della Società dell’epoca. La morte di Cesare, come scritto dallo stesso Shakespeare, viene ancora rappresentata a più di 2000 anni di distanza, come accade per figure religiose ben più impresse nella memoria collettiva mondiale.
Lo spettacolo e gli interpreti
La messinscena diretta da Daniele Salvo è permeata non a caso da un’atmosfera cupa, ambientalmente ed emotivamente parlando. Durante la pièce ciascuno degli attori, del nutritissimo cast, apporta un proprio motivo di disperazione, una personale sensazione di smarrimento e paura. I costumi riportano all’epoca fascista, ma con contaminazioni classiciste.
Calpurnia, interpretata da una sorprendente Flavia Mancinelli, nonostante la maschera in lattice, trasmette infatti tutta la preoccupazione di una moglie che ha presagito la morte del proprio consorte (Giulio Cesare). Porzia, portata in scena da Melania Giglio per la quale sono terminati gli aggettivi, è piena di dignità e onore. Bruto- Lucio è incarnazione archetipica della lealtà e dell’amore verso il proprio signore, che il bravo Alessandro Guerra interpreta con passione e dedizione,
Numerose sono le interpretazioni attoriali che lasciano il segno. Giulio Cesare è infatti una rappresentazione che si offre da specchio riflettente dei sistemi totalitaristi che costruiscono le loro fortune sul gradimento momentaneo e mutevole, che il popolo offre agli oratori più abili a stuzzicarne gli umori. Popolo definibile informe e facilmente manipolabile.
Giulio Cesare è anche il testo della celebre orazione funebre di Marc’Antonio (i cui panni in questo allestimento sono vestiti dal bravo Graziano Piazza). Con la sola forza delle parole Marc’Antonio sovverte i sentimenti di persone dapprima convinte, dal Bruto di Gianluigi Fogacci, della bontà del tirannicidio, per poi cambiare subitaneamente opinione alle argomentazioni successive.
Conclusioni
Quello di Salvo è uno spettacolo che evidenzia, attraverso un ritmo regolare e inesorabile, una lunga caduta di ideali, azioni e valori. Si giunge all’inevitabile conclusione, tipiche delle tragedie del Bardo.
Un testo la cui attualità non va messa in risalto per il semplice motivo che ci parla degli attuali giochi di potere. Giochi forse meno cruenti esteriormente ma di certo di eguale se sono di maggiore portata emozionale. Giulio Cesare è uno spettacolo il cui merito principale è quello di invitarci a non dimenticare. Una storia che è stata e che ancora oggi è.
Per informazioni e prenotazioni: https://www.globetheatreroma.com