Di Marco Iannaccone- Scarlet Lovejoy.
Tarantino e Once upon a time in Hollywood. L’ultimo lavoro di Quentin Tarantino è stato presentato al Festival di Cannes 2019, suscitando molto clamore.
Once upon a time in Hollywood è ambientato nella Los Angeles del 1969. Il film racconta la storia di Rick Dalton (interpretato da Leonardo DiCaprio) un attore che vede il proprio successo tramontare e accetta quindi un ruolo in uno spaghetti western in Europa per cercare di far rivivere i fasti del passato. Accanto a lui c’è Cliff Booth, (interpretato da Brad Pitt), che fa da stuntman, galoppino, e amico di Rick. Anche Cliff è in difficoltà perché l’opinione pubblica lo ritiene responsabile della morte della moglie. I due sono legati da una vecchia amicizia e spesso trascorrono il tempo nella residenza di Rick che è il vicino di casa di Roman Polanski e della moglie Sharon Tate, destinata poi ad essere una delle vittime della setta di Manson.
A fare da sfondo al film è proprio il racconto talvolta accorato a volte umoristico ed ironico della fine dell’età dell’oro di Hollywood e i delitti della setta di Charles Manson che irrompono e turbano l’America dell’epoca.
Il film infatti è ricco di citazioni del mondo dell’America degli anni ‘60 ed autocitazioni dei propri film. È una pellicola nostalgica sulla carriera di Quentin e sul mondo del cinema.
Once upon a time in Hollywood: Recensione
Once upon a time in Hollywood non ha una gran storia da raccontare se non quella dei due personaggi principali. Vedendo il film tutti si aspettano la scena in cui Sharon Tate, interpretata da Margot Robbie, viene uccisa dalla setta di Manson ma non succederà. Tarantino non dà al pubblico quello che si aspetta di vedere. Considera il cinema una sorta di grande industria dei sogni e evita quella morte che è rimasta nell’immaginario collettivo mondiale e che ha colpito e turbato un po’ tutti.
Il cinema ha quindi il potere di cambiare la realtà a proprio piacimento ed è quello che è avvenuto in questo film.
Once upon a time in Hollywood è sostanzialmente un film molto studiato registicamente con dovizia e con grandissima attenzione ai dettagli, ma con una sceneggiatura non sempre all’altezza, a parer mio, dei miglior film di Tarantino. Manca in sostanza il “Tarantino’s touch”.
Come tutte le favole che iniziano con “C’era una volta….” anche questo film finisce invece come una favola e la setta non avrà la meglio essendo sconfitta dal duo Dalton/ Booth.
Il film a parer mio è prolisso e, a tratti, noioso. Peccato, perché gli attori che ne fanno parte sono davvero molto bravi: sia di Caprio che Pitt pennellano i loro personaggi con incisive sfumature attoriali dando prova della loro grande capacità.