Di Judith Maffeis Sala.
Colin e Costellazioni Familiari – dialoghi sulla libertà. Parliamo della grande mostra di opere di Gianluigi Colin allestita a Parma, al Palazzo del Governatore, fino al 1 dicembre 2019. Si tratta di un evento che fa parte delle manifestazioni di Anteprima PARMA Capitale Italiana della Cultura 2020. In sintesi, come disse Mandela, a cui Colin ha dedicato la mostra: “Io sono perché noi siamo“.
La mostra è curata da Arturo Carlo Quintavalle, storico dell’arte e accademico italiano. Uno degli studiosi più attenti della cultura visuale.
Commento di Quintavalle
“Un viaggio – ci rammenta Quintavalle – tra cronaca e storia dell’arte, tra presente e passato: prelievi da fotografie trovate nelle pagine di giornali e grandi icone della storia dell’arte, poi messe a confronto, utilizzando una fotocopiatrice“.
Afferma Colin: “Sono davvero felicissimo di essere a Parma, una città che ha con me un legame antico e autentico. Qui ho insegnato, ho condiviso parte della mia visione artistica. Parma è una città con una memoria e vita culturale che apprezzo tantissimo”.
L’esposizione è un “viaggio inedito” che testimonia il rapporto tra le opere di Colin e quello di altri artisti. Sono 24 gli artisti che espongono con lui: pittori, scultori, fotografi e poeti a lui vicini per visione e formazione. Si tratta di grandi personalità con cui Colin ha anche lavorato o che hanno rappresentato per lui un punto di riferimento culturale e che soprattutto considera amici.
Colin: un investigatore del passato
Colin è nato a Pordenone nel 1956. Il suo obiettivo è investigare sul passato, attraverso un’arte ricca di richiami alla storia dell’arte e alla cronaca. La sua opera parte da un impegno civile ed etico che restituisce all’esperienza artistica il senso del sociale e del politico.
Colin preferisce gli incontri, vuole parlare con le persone che gli hanno fatto capire la difficoltà del comunicare. L’insieme delle immagini che progetta e produce vogliono infatti inviare un messaggio. Sono opere di rottura rispetto alla tradizione dei format. Dietro ogni lavoro Colin sottolinea infatti la consapevolezza di una storia, da cui deriva una descrizione approfondita dell’immagine stessa. Leggiamo a proposito della sua attività: “Personalità eclettica, Colin è stato per molti anni art director del Corriere della Sera, attualmente è cover editor del supplemento culturale la Lettura di cui è stato co-fondatore. Tiene conferenze, seminari e corsi universitari. È autore di numerosi saggi, articoli e interviste dedicati alla fotografia e all’arte contemporanea. Sue personali si sono tenute in numerose città italiane e straniere“.
Colin: la mostra
Si spiega a proposito della mostra: “Percorrendo le stanze di Palazzo del Governatore, la mostra si presenta come una costellazione, un paesaggio astrale che rivela coincidenze, connessioni, corrispondenze e legami consolidati nel corso dell’intera vita dell’artista. Accanto a opere storiche inedite di Colin, alcune realizzate per quest’occasione, sono esposte opere di autori in forte sintonia con lui“.
Colin da sempre fa infatti politica con le immagini e questa mostra è appunto dimostrazione del suo impegno civile.
L’esposizione inizia con un Incipit toccante: un’installazione di Colin sul tema della memoria e della storia. Si tratta dell’inizio emozionante e ad effetto a un percorso costituito da un Prologo e quattro parti. Ogni parte va ad indagare su un tema specifico : Presente storico, Wor(l)ds, Impronte del presente e Sacche di resistenza.
Incipit: Il mare di Alan
L’incipit è Il mare di Alan del 2019. Come spiegato dall’artista: “il mare è solo un dettaglio della fotografia di Alan Kurdi, il bambino siriano trovato morto nel 2015 sulla battigia di una spiaggia della Turchia“. Colin ha rielaborato l’opera del fotografo Nilufer Demir offrendo soltanto le onde increspate. Si legge nelle note: “È un grande intervento che rappresenta le onde del mare; di fronte a esso sono disposte sul pavimento delle lastre metalliche del tipo impiegato per la stampa dei quotidiani, sulle quali il pubblico è invitato a camminare. Ma dietro l’immagine apparentemente rassicurante del mare solo il titolo conferisce all’opera il suo tragico senso: Il mare di Alan”.
Di fatto la chiave di lettura della mostra è questa: le assenze, le esclusioni, le censure, i tagli delle immagini, l’informazione come un mare che rimuove, sposta, cancella, fa dimenticare. Il mare che per secoli è stato lo spazio dell’incontro delle culture e che ora accoglie morti. Colin affronta però anche i temi fondanti del dialogo, dell’incontro, dell’amicizia.
Prologo, Presente storico e Wor(l)ds
Il Prologo è un telo attraversabile. In questa opera Colin proietta un flusso ininterrotto di foto d’agenzia. Parliamo del 12/12/12, secondo i Maya la data della fine del mondo. Per l’artista è metafora del bombardamento mediatico delle immagini che quotidianamente subiamo.
Camminando si arriva alla prima sezione: Presente storico. Il tema è il rapporto tra memoria, cronaca e storia dell’arte. L’intento è di mettere in mostra la capacità delle immagini di creare una storia: “una serie di significati che agiscono anche a livello inconscio nelle nuove creazioni artistiche“: spiega l’artista. Con Colin sono esposte opere di: Jannis Kounellis, Marcello Jori, Mimmo Paladino e Mimmo Rotella.
Si procede verso la seconda sezione: Wor(l)ds. Colin espone con Mimmo Rotella, poi un’installazione di Giulio Paolini, le foto di Aurelio Amendola, i versi di Nanni Balestrini, una cancellazione di Emilio Isgrò e due opere di Emilio Tadini e Antonio Recalcati. Il tema analizzato è il tempo sospeso. La riflessione si fa duplice. Da un lato Colin mostra la classicità e il mito che contrappone al sistema, pragmatico e cinico, dell’informazione.
Impronte del presente e Sacche di Resistenza
La penultima sezione è Impronte del presente dedicata ai Sudari, (opere astratte, perlopiù inedite. Sono grandi opere tratte dai tessuti, stracci utilizzati per pulire le rotative dei quotidiani), metafora della rimozione delle notizie del mondo. Sono presenti anche altre “impronte”, come il corpo di Antonio Recalcati, le impronte digitali di Martino Gamper. E ancora Brigitte Niedermair, la voce di Getulio Alviani e un lavoro di Franco Vaccari tratto da l’opera: Lasciate una traccia del vostro passaggio.
Sacche di Resistenza è infine l’ultima sezione che conclude la mostra. Colin narra qui l’operato dei politici. I volti vengono mostrati deformati e violenti soprattutto in campagna elettorale. Con l’artista espongono: Mario Schifano, Gianni Pettena, Velasco Vitali, Uliano Lucas, Federico Tavan, Danilo De Marco, Pierluigi Cappello e Brigitte Niedermair.
Gianluigi Colin ha anche donato a tutti i visitatori uno speciale catalogo d’artista, realizzato in forma di quotidiano. Durante il periodo dell’esposizione sono stati poi organizzati degli incontri dell’artista e Quintavalle con alcuni curatori e artisti: Arte e Informazione e Arte e Politica. La mostra è stata voluta da Luigi Capitani, presidente e amministratore delegato di Cepim Spa, Interporto di Parma, con la collaborazione del Comune di Parma.
Informazioni: http://www.comune.parma.it/cultura/evento/it-IT/Mostra-Costellazioni-Familiari-Dialoghi-sulla-liberta.aspx