Di Giuseppe Bellina
Splendido museo cittadino permanente sugli usi e costumi locali della Val Engadina, ben curato, il Museum Engiadinais di St. Moritz andrebbe vistato almeno una volta, dagli habitué della valle e non solo dal turista occasionale.
La costruzione che ospita il Museo riproduce in tutto e per tutto la casa di ceto medio-borghese della parte dei Grigioni dove si parla il romancio. Fu costruita dall’architetto Nicolaus Hartman nel 1905-1906.
L’edificio venne costruito in perfetto stile engadinese, con finestre invaginate, singolari portoni di ingresso, tetti spioventi a scandole, legno frammisto a pietra, interni ampi e riparati.
Il museo alloggia un compendio di materiali, oggetti e arredi della valle, prelevati in tutti gli angoli del cantone per rappresentare al meglio il mondo e la cultura dell’Engadina in tutti i suoi reconditi risvolti.
Il romancio: la lingua dell’Engadina
Prima di esporre succintamente il contenuto museale è necessario un breve cenno sulla lingua dell’Engadina. In valle ci si esprime in lingua romancia, una delle quattro lingue riconosciute dalla Confederazione Elvetica. Il romancio appartiene al sottogruppo delle lingue retoromanze, e, in particolare, appartiene al gruppo alpino delle lingue ladine e della più vasta famiglia delle lingue neolatine. Essa nasce formandosi dalla sovrapposizione del latino portato dai romani alla preesistente lingua della popolazione retica indigena.
Il romancio è simile ma non uguale all’idioma ladino parlato nelle valli dolomitiche italiane. Le popolazioni galliche vivevano prevalentemente in pianura, mentre quelle retiche più in altura, contribuendo diversamente alla composizione degli idiomi nati dal mescolamento con il latino dei conquistatori.
Un viaggio nella cultura dell’Engadina
Per quanto concerne gli oggetti ospitati nel Museum Engiadinais di St. Moritz, si tratta principalmente arredi con riproduzioni di stanze, oggetti di uso quotidiano, oggetti di culto, attrezzi da lavoro, mezzi di trasporto, utensili da cucina, focolari e stue, attrezzi sportivi, ritrattistica e abbigliamento.
Furono raccolti dallo studioso locale Riet Campell che li depositò nella casa engadinese di nuova costruzione. I reperti coprono un arco di tempo che va dal Rinascimento fino al 1900. Le stanze, composte con arredi e oggetti di varie epoche, raccolti nei vari distretti abitativi della valle, mostrano con estrema efficacia l’originalità della cultura grigionese. Gli accostamenti di oggetti di diverse epoche storiche non influiscono negativamente sulla rappresentazione etnografica, sussiste una sovrapposizione degli stessi nei secoli.
Un museo etnografico del ceto borghese
A differenza di altri musei etnografici, dove la prevalenza degli oggetti raccolti è riconducibile alle arti e alle tradizioni popolari, quindi al ceto meno abbiente, questo museo raccoglie oggetti e materiali di una classe sociale più elevata, un ceto medio-borghese di alta valle. Questo a dimostrazione che le genti qui stanziate avevano da tempo raggiunto un grado di benessere e di ricchezza notevole rispetto ad altre minoranze che parlavano le lingue ladine.
Come già riportato all’inizio dell’articolo, il maggior studioso e appassionato di usi e costumi locali fu Campell, il quale era nato e cresciuto in una famiglia di origini contadine. Birraio di professione, non aveva alcun interesse a raccogliere esclusivamente oggetti e materiali di una classe sociale superiore a quella da cui lui proveniva.
Se raccolse tutto ciò con cura e amore, significa che riteneva che questi oggetti racchiudessero l’essenza della valle. Essi erano, per così dire, la “fotografia” del’esistente, dell’anima della valle.
Si evince, che le condizioni di vita delle genti della valle erano sicuramente in linea con la ricchezza dei cantoni confinanti, anche se statisticamente le cifre che riguardano l’emigrazione all’estero alla ricerca di lavoro sono significative. C’è da sottolineare che la tipologia dell’emigrante era di buon livello: artigiani qualificati, maestri pasticcieri e dolciari, carpentieri e operai operanti su legno provenienti da ottime scuole e padroni della tecnica della costruzione.
L’organizzazione del Museum Engiadinais di St. Moritz
Il corpo museale si estende su più piani. come ho già detto, ci sono oggetti di varie epoche contenuti in stanze riprodotte con arredi originali.
Sono state ricostruite diverse tipologie di stanze. Nella stanza della stua, si può osservare e apprendere, grazie anche ai materiali didattici e audiovisivi a disposizione, la tecnica di produzione del calore ad uso riscaldamento con legname, il caricamento della camera di combustione, la conservazione del calore tramite il manufatto e la distribuzione dello stesso ai piani superiori.
Vi è poi la camera da letto, con culle per i neonati, cassapanche per la biancheria e grandi armadi. Non manca il luogo in cui venivano conservati i generi alimentari, detta “chamineda”, o dispensa, atta alla conservazione delle derrate alimentari sotto forma di granaglie e farine, frutta secca e condimenti.
Nella mansarda, all’ultimo piano della casa-museo, sono raccolti e applicati alle pareti lignee una quantità di oggetti, dalle chiavi di varie fogge e dimensioni, a tavole con intarsi, piccole sculture lignee, quadreria d’epoca e molti altri oggetti di antiquariato.
I Visconti Venosta in Engadina
Di particolare interesse è la ricca stanza dei Visconti Venosta, nobile e potente famiglia originaria della Bassa Engadina, il peduncolo italofono. È stata ricomposta con gli interni in legno originali e oggi è adibita a sala incontri e convegni su temi culturali.
Di questa potente famiglia va ricordato un esponete illustre e famoso, Emilio Visconti Venosta, nato a Milano nel 1829 e deceduto a Roma nel 1914. Partecipo’ attivamente alle “5 Giornate di Milano” nel 1848. Dopo l’Unità d’Italia venne eletto per ben otto volte Ministro degli Esteri.
Un museo etnografico alla portata di tutti
Sicuramente Museum Engiadinais di St. Moritz è un grande museo etnografico, come se ne vedono e se ne trovano pochi, altamente didattico, composto con rigore scientifico e metodo.
I costi della visita, tra l’altro, sono molto bassi, visto anche la dotazione che la reception mette a disposizione: audioguida con tablet, brochure molto esplicative e possibilità di raccogliere gratuitamente piccoli cataloghi e programmi per le mostre in corso durante tutto l’anno 2019.
Un museo da consigliare non solo a gruppi di studenti o docenti universitari ma anche ad appassionati che da soli vogliono conoscere questo grande angolo della Svizzera, ricco di storia e di originalità.
https://www.museums.ch/org/it/Engadiner-Museum—Museum-engiadinais
Ringrazio delľ informazione..mi sembra veramente interessante..cerchero di visitarlo appena in zona..!
Grazie mille. Spero che le psiaccia.
Sono interessata a conoscere il sistema audiovisivo..
Mi scuso per la risposta tardiva. Chiederò all’autore dell’articolo.