THEREMANI al Cortile Teatro Festival.
.Di Lelio Naccari
“È sera e mi trovo fuori dal cancello di un cortile, chiuso. All’interno vedo una dimensione ombrosa. Una figura alta, longilinea e dal viso coperto si avvicina dall’interno. Attraverso la soglia e faccio ingresso nello spazio. Intorno tutto è buio e sono circondato da un’atmosfera liquida e rarefatta. Davanti a me, per terra, un cerchio bianco sdoppiato di luce, con al centro una piccola colonna nera. Mi avvicino al totem con cautela. Mi si spiega cosa devo fare. Su di esso c’è una scatoletta con una fessura sul lato superiore, attraverso cui intravedo piccole luci rosse. Curioso vi muovo le mani sopra, i miei movimenti influenzano l’atmosfera visiva e sonora tutto attorno a me.“
Uno dei tanti modi in cui raccontare l’esperienza resa possibile da THEREMANI di Vincio Siracusano. Un’installazione in cui lo spettatore diventa l’attore principale, avendo letteralmente in mano il suono e la luce che attraversano il cortile. Tramite dei sensori, il movimento delle mani viene connesso a un sistema che genera suoni e luci e fa si che gli spettatori siano immersi in un’atmosfera fuori dal comune.
Ci vorrebbe un buon sintetizzatore per sintetizzare il percorso di Vincio Siracusano, che sviluppa il suo interesse per le arti digitali influenzato dagli studi in architettura e dalla passione per la musica. Artista eclettico, crossmediale e sperimentale, non disdegna di percuotere ciò che gli passa sottomano, spesso con ottimi risultati. Infatti, oltre a creare videomapping e visioni digitali – sia per progetti propri che su commissione – crea musica elettronica ed è batterista e percussionista per la band Big Mimma.
Qui possiamo apprezzarlo anche in versione barcarolo:
Veni, Vidi, Vincio
Uomo d’ingegno e talento, incarna a pieno lo spirito della sua epoca, portandolo a elevate forme di espressione in disparati campi dell’arte e della scienza. Come racconta lui stesso, THEREMANI è un’installazione concepita per il pubblico, la cui messa in campo e confronto con l’utenza sono stati gravidi di scoperte. È emerso come l’utilizzo della macchina da parte di artisti performativi sia stato più ricco, ma all’interno del panorama previsto . “Chi invece non è un performer, magari ha giocato in maniera meno coerente con l’installazione, ma ha scovato anche nuove possibilità, anche se in maniera fortuita.”
Alla luce di questi feedback, Siracusano considera che sarebbe interessante svilupparla ulteriormente, e adattarla a un possibile percorso artistico con dei performer. Del resto l’autore non è nuovo a esperienze d’interazione fra arte e tecnologia, e anzi apprezza le collaborazioni, purché riconosca in esse un feeling umano e creativo, risonanza che porta a mettersi alla prova oltre il conosciuto. Recenti esempi sono la collaborazione col Teatro dei 3 Mestieri che ha coinvolto e coreografato fra mapping e realtà alcune classi di bambini, e l’opera digiteatrale “Famoso per un pugno di Like – 2.0” per la quale Vincio ha creato sfondi dinamici sui quali i personaggi surreali potevano muoversi tra dimensioni diverse, riscrivendo la logica e facendo da specchio distopico a paure e desideri dell’uomo contemporaneo.
L’architettura del sogno
Come si sviluppa l’idea per un’installazione o un videomapping? Per prima cosa l’artista si lascia sorprendere dal posto che visita e in qualche modo possedere dal suo genius loci, entrando in relazione comunicativa e creativa con esso. Questa apertura carica di suggestioni diventa il trampolino di lancio per progettare l’esperienza del pubblico. Curiosi di sapere quale sia il rapporto col sogno di un artista che basa parte della propria produzione sulla visionarietà, gli chiediamo qualcosa a riguardo. “Non sogno molto” dice Vincio.”O meglio, me ne ricordo di rado. Mi è capitato però di sognare in termini di videomapping. Ciò che mi capita di più interessante è un fenomeno che avviene nella ricerca di soluzioni possibili a un problema posto: A volte evito di fissarmici troppo e mi dedico decisamente ad altro; poi al mattino mi capita di svegliarmi con la risposta in testa.”
La narrazione per luoghi e mondi non ha la lineare leggibilità di un testo, né la chiarezza di una storia vista su uno schermo, ma spesso agisce sullo spettatore come atmosfera, senza la comunicazione di concetti definiti. Per dirla con McLuhan è un medium freddo, che cioè comporta un alto gradiente di partecipazione da parte del pubblico, e quindi è fortemente evocativo. Una comunicazione dall’inconscio dell’artista a quello del pubblico attraverso un supporto tecnologico che declina immaginazione, e che bypassa i consueti sistemi interpretativi. Un livello di gioco in cui l’esperienza è valore a se stante.
Proiezioni future: B-rain
Nonostante la destabilizzazione giocata dalla pandemia sul 2020, gli impegni per Vincio nel periodo recente sono stati tanti. Durante la prima fase di lockdown è stato coinvolto notte e giorno col Fab Lab di Messina nella progettazione e stampa 3D di componenti necessari all’adattamento di maschere sportive per l’emergenza medica, anche grazie all’interfacciamento costante con alcune strutture ospedaliere siciliane. Un altro prototipo di mascherina – ideato secondo la filosofia open source – è stato gratuitamente realizzato a Venezia e potrebbe essere omologato a breve.
Cambiando ambito, di recente Vincio si è esibito nella sua prima performance solista di musica elettronica sul palco del Retronouveau di Messina.
Entro fine anno dovrebbe anche uscire B-rain, lo strumento progettato su idea di Vincio e sviluppato grazie alla partnership con i musicisti Alessio Zaccone e Giuseppe Ruggeri che si occupano rispettivamente dell’aspetto hardware e della programmazione sequencer (anche se poi i settori si fondono) che dovrebbe conferire sicuro slancio alla creazione di musica elettronica. Dei samples delle possibili applicazioni sono già presenti sul canale youtube dell’artista.
Playlist video mapping youtube:
La musica elettronica di Vincio Siracusano: