Di Lelio Naccari
La passione travolgente di una donna investe me e i miei compagni di cena in una calda sera d’agosto. Anna Mazzeo è un fiume d’entusiasmo per la rappresentazione appena conclusasi, per il fortunato incontro con il pubblico, ma soprattutto per indole e a causa della genuina fascinazione per la vita e per il personaggio di Fabrizio De André. Accanto a lei un ragazzo alto alto, dall’aspetto nobile e viaggiatore d’artista di strada.
È Davide Colnaghi, l’interprete del testo che Anna ha scritto e diretto – con la di lui collaborazione – principalmente on line, sotto lockdown, e che è andato in scena appena un’ora fa, qui, alla rassegna “Promontorio Nord” curata da Roberto Bonaventura, nell’incantevole pinetina della Tenuta Rasocolmo, a Messina.
Carte in tavola
Ora il pubblico degusta i prodotti tipici e vini della cantina Reitano, e come sposi in festa, lo stesso Reitano, il regista Bonaventura e la premiata ditta Mazzeo/Colnaghi fanno il giro fra i tavoli, a scambiare pensieri ed emozioni, o solo un po’ d’attenzione. Anna e Davide si fermano più a lungo con noi, per raccontarci il dietro le quinte e la genesi del loro lavoro su colui che è considerato da molti il più grande fra i cantautori italiani. Un’opera molto particolare, perché per parlarci di Faber si parte da una suggestione interessante e forse unica: la sua relazione con i tarocchi. Non tutti sanno, infatti, che l’artista genovese era molto affascinato da astrologia e tarologia, e durante l’ultimo dei suoi tour – ancora non immaginava lo sarebbe stato – volle sul palco una scenografia composta appunto da queste carte; in particolare quelle della tradizione liguro-piemontese, discendenti direttamente dai tarocchi di Marsiglia, restaurati e riportati in auge da un noto poeta, regista e terapeuta: l’eclettico Alejandro Jodorowsky, di cui il qui presente è un discreto estimatore.
Innamorarsi di Tutto
Ciò diventa quindi l’astuto escamotage per raccontare la storia di De André a partire dai particolari significati simbolici ed esoterici di arcani maggiori e minori, che egli ordinò in maniera ben precisa e scelta sulla scena dei suoi live, e che sono state attentamente studiate dalla fotografa e artista Anna Mazzeo, che ha trovato così servita su un piatto d’argento l’opportunità di mescolare in un’unica opera il suo interesse per la tarologia a quello per Faber. Il risultato alchemico lascia il pubblico pienamente soddifatto: Amore per le cose, sensibilità e tempo, possono fare magie. “Siamo due persone che s’innamorano di tutto” dice lei stessa, guardando con occhi luminosi all’amico e compagno di viaggio accanto a sé, il giovane Davide, che ha tenuto da solo un’ora di spettacolo accompagnandoci col timbro suadente della voce fra musica, canto e narrazione, giovandosi di una certa dolcezza umana e capacità attorali.
L’opera prende slancio da una precedente collezione di opere di Anna, intitolata “I tarocchi di Faber” con la quale ha voluto reinterpretare in acrilico su tela – con particolare attenzione all’uso dei colori, e omaggi e riferimenti alla città di Genova – le stesse 8 carte che componevano la scenografia del tour “Volta la carta”, e che è stata esposta ad ArteGenova 2020. Dopo ciò ha desiderato far sfociare in corpo, voce, musica e racconto l’incrocio di destini con Davide e la fortunata corrispondenza di passioni per De André, dando forma a questo evocativo connubio di talenti, prodotto artigianalmente da “Perle di Vetro”.
Fiabe di Faber
Il pubblico è trasportato da questo incantesimo tra gli aneddoti e i fatti più importanti della vita Faber, che rivivono attraverso le parole e i gesti dell’interprete sulla scena, la cui conoscenza del cantautore si respira e apprezza. Il viaggio nella vita dell’artista è reso così decisamente piacevole: ci si stende sul fieno di un carro immaginario e si guarda scorrere intorno il suo mondo, percependone i profumi, i luoghi, le voci e gli affetti; i colori dei suoi turbamenti e delle paure, ma anche i bagliori di luce che irrompono nella vita di un uomo sfaccettato, che ha regalato alla storia della musica momenti di alta poesia, danzando sul sottile filo tra parola ricercata e vita pulsante, che chiama dai bar, dalle strade e da dentro.
Un elogio – un po’ anarchico – del vivere la vita progettandola su proprie regole, del saper trovare quotidianamente la propria verità, senza rinchiudersi fra le sbarre di quei cliché che opprimono, ma spesso si cercano, perché rassicuranti, perché fanno sentire di esser parte di qualcosa: un mondo, un gruppo, una massa forse; qualcosa di esistente e follemente solido. Anche se poi magari se ne subisce il peso castrante.
Un invito a darsi regole da sé, o non darsene affatto, per esser capaci di rinnovare a ogni istante l’ascolto del poeta e del cantastorie, che per necessità interiore sta in giro a comprendere vite, e può soltanto vivere, vivere, vivere.
Soli, e accecanti
Ma soprattutto, si tratta del racconto di una solitudine, ubriaca di esperienze ma al contempo sobria, coi suoi picchi e le sue voragini. Un “essere nel mondo, ma non del mondo”. Una solitudine magica e fertile, come la terra di cui il nostro amava circondarsi e in cui trovava pace, silenzio e ispirazione (oltre che nel fumo e nell’alcol). Silenzio che a un tratto si fa pieno, riempiendosi d’immagini, suoni, colori e storie, curiosità verso il prossimo e se stessi. Così, ancora una volta, si è costretti da un imperativo atavico ad abbandonare la quiete, per tornare a immergersi nell’avventura della vita, quella degli strani, dei comunque e sempre fuori posto, eppure incredibilmente presenti. I ribelli, detentori di qualche tesoro da condividere.
Quella dell’artista, e dell’uomo, che vuole essere davvero se stesso è una solitudine rischiosa, che non può trovare il consenso di tutti e trascina nei suoi baratri, ma regala attimi di sacra poesia. Un eremitaggio vivo e in mezzo agli altri, voluto, e non fuggito magari nella luce bianca di un cellulare, o nelle mille distrazioni che permettono di non restare soli con il proprio io, per non doversi affrontare, vedere, conoscere, e magari abbandonarsi.
Probabilmente l’unica via possibile, per chi abbia a cuore la verità della vita e la sua bellezza più di ogni altra cosa al mondo.
Grazie ad Anna e Davide di avercelo ricordato.
(la locandina è stata realizzata dall’artista Lelio Bonaccorso)