Di Caterina Mortillaro
Il Museo Mucha di Praga è un piccolo gioiello. Situato in centro, a Praga 1, non lontano da Náměstí Republiky e da Můstek (dove troverete le omonime stazioni della metropolitana) è facilmente raggiungibile a piedi da Piazza San Venceslao e dal Ponte Carlo.
Il Museo, interamente dedicato ad Alfons Maria Mucha (1860-1939), famoso illustratore, pittore e coreografo ceco, ospita solo una minima parte delle opere, ma non per questo è privo d’interesse.
Nelle quattro sale del museo, infatti, si possono ammirare non solo alcuni dei disegni più noti, ma anche oggetti provenienti dalla sua casa e dal suo studio, quadri a olio e disegni e illustrazioni per riviste, appartenenti anche alla sua prima giovinezza.
Nell’ultimo spazio, inoltre, si può seguire un documentario dettagliato sulla sua vita. Purtroppo, per chi non conosce l’inglese, il film è interamente in questa lingua.
Alfons Mucha: la genesi dell’Art Nouveau
Nato in un piccolo centro della Moravia, quando ancora l’attuale Repubblica Ceca era parte dell’impero austro-unagarico, Alfons Mucha si trasferì presto a Brno, per poi andare a Vienna in cerca di lavoro. Qui lavorò come scenografo e fu notato dal conte Karl Khuen Belasi di Mikulov, che gli chiese di affrescargli la villa. Alfons aveva già sviluppato un suo stile, quello che poi passerà alla storia come Art Nouveau o Liberty. Essere ospite di un ricco mecenate e lavorare senza pensieri è il sogno di ogni artista. Gli consentiva, inoltre, di elaborare nuove idee e progetti.
Sarà il suo amico conte a incoraggiarlo a studiare all’Accademia di Belle Arti di Monaco.
Per un’artista, in quel periodo storico, Parigi era una tappa obbligata. Alfons si trasferisce nella capitale francese e prosegue gli studi dapprima all’Académie Julian e poi all’Académie Colarossi. Nel 1891 conosce Paul Gaugin, di cui diventa amico. Nella collezione di oggetti personali presente al museo, troviamo una buffa foto di Gaugin seduto al pianoforte di Mucha con solo una camicia e una giacca indosso.
A Parigi avvia una collaborazione con il “Petit Français Illustré”, che proseguirà fino al 1895.
Il destino si chiama Sarah Bernardt
La fortuna bussa alla porta sotto Natale, nel 1894. Alfons sta lavorando, mentre i suoi più illustri e meglio pagati colleghi sono in vacanza. Arriva in quel momento una richiesta straordinaria: Sarah Bernardt, famosissima attrice teatrale, non è soddisfatta del cartellone per “Gismonda” l’opera di Victor Sardou che interpreta a teatro. Alfons non se lo fa ripetere due volte. Crea un manifesto col suo stile inconfondibile (al museo ne sono conservate due copie, una delle quali è la prima prova di stampa) e conquista la diva che gli offre un contratto di sei anni.
È l’inizio di una fama che lo porterà fino in America, dove, stando alle riviste conservate nel museo, fu accolto trionfalmente. Da quel momento lo stile unico di Mucha diventa l’espressione artistica di un’epoca. Le sue donne dai lunghi capelli intrecciati in onde e nodi sinuosi, spesso immortalate in pose sensuali, adornate di motivi floreali, incorniciate all’interno di elementi grafici che ricordano il gotico, compaiono non solo su cartelloni teatrali, ma su manifesti pubblicitari, scatole di biscotti e oggetti di uso quotidiano. Grazie alla riproducibilità della stampa policroma, migliaia di immagini create da Mucha ancora oggi si trovano ovunque, simbolo di bellezza e grazia.
A questo si aggiungono i gioielli, gli abiti, che Mucha creò inizialmente per Sarah Bernardt e che dominarono la moda dell’epoca. Disegnò persino i mobili in stile Art Nouveau.
Alfons Mucha patriota
Alfons Mucha fu ingaggiato anche per realizzare vetrate e decorazioni di edifici pubblici e privati, che generalmente magnificavano la cultura e la storia del suo paese. Non va infatti dimenticato che Alfons Mucha era un fervente patriota. In quegli anni la Boemia e la Moravia erano agitate da un sentimento anti asburgico e i patrioti in ogni campo erano impegnati a creare i presupposti culturali e politici per uno stato indipendente. Un sogno che si realizzò solo alla fine della Prima Guerra Mondiale con la nascita della Cecoslovacchia.
Numerose sono quindi le opere di Alfons che celebrano la patria e le sue origini. Non dimentichiamo la vetrata della Chiesa di San Vito e quelle, ancora più spettacolari, della cattedrale di Kutná Hora, a circa 40 minuti da Praga, dove , va detto per onestà, c’è anche una raffigurazione di Francesco Giuseppe inginocchiato in preghiera.
Alfons Mucha e l’esoterismo
Dalle opere esposte al museo emerge anche l’interesse di Mucha per l’esoterismo. Già negli anni di Parigi partecipava spesso a sedute spiritiche ed era in contatto con la Società Teosofica e circoli occultisti. Nel 1898 fu iniziato nella loggia parigina “Les Inséparables du Progrès”. Di ritorno a Praga, nel 1919 divenne Gran Maestro della Gran Loggia Cecoslovacca e, una prima volta nel 1923, una seconda nel 1930, fu anche nominato Sovrano Gran Commendatore del Supremo Consiglio del Rito Scozzese Antico e Accettato cecoslovacco.
Questi tratti emergono soprattutto nell’Epopea Slava, venti tele di grandi dimensioni a sfondo storico-mitologico al quale l’artista lavorò dal 1910 al 1928, che attualmente non sono esposte in attesa di una location adeguata.
L’influenza delle sue convinzioni religiose sulla sua arte meriterebbe una trattazione approfondita. In questo caso mi limito a segnalare che presso il museo sono esposte alcune medaglie dell’ordine disegnate da Mucha e un quadro a olio molto suggestivo e simbolico raffigurante una donna nel deserto che rivolge il volto verso una stella.