Di Lelio Naccari
16 luglio, Messina, Chiosco dei Colli: una serata due volte ventosa.
In un senso, per le non facili condizioni atmosferiche che hanno messo alla prova sia il pubblico che gli attori in scena; nell’altro per la forza di averli comunque tenuti “appiccicati” gli uni agli altri, in un rito teatrale che, come dice bene la Compagnia Carullo-Minasi – sul palco e anche direttrice artistica – si svolge soprattutto nello spazio comune della relazione, in un esserci insieme.
Problemini tecnici? Qualcuno può capitare, com’è giusto che sia all’inaugurazione di un esperimento nuovo e in parte avventuroso, di cui il dinamico duo si assume oneri e onori. Ma è il bello dell’emozione diretta, del giocare comunque sempre e con tutto, del rischio che un teatro vivo dovrebbe sempre correre e che rende unico ogni incontro col pubblico.
È uno degli aspetti messi in evidenza anche da Katia Trifirò, ricercatrice universitaria e giornalista, docente di Discipline dello Spettacolo al DAMS di Messina, nella piccola amichevole “conferenza” post-spettacolo. Un momento genuino e sincero di contatto in cui la studiosa, seduta su un tavolo in legno con gli attori e registi, tra bambini felici e saltellanti, ha voluto ripercorrere le tappe principali del loro percorso che è divenuto tra i principali riferimenti della scena contemporanea italiana.
Entusiasmo, ovvero: Essere Ispirati
Si è spaziato dalla passione per la vita e per il teatro come fatto politico e sociale, agli aneddoti curiosi e divertenti (fra cui il nome dato alla coppia al loro piccolo Samuele, scelta influenzata anche dall’amore per Beckett) alle neuroscienze. Katia ha messo in luce come anche la scienza moderna si stia interessando e in parte venendo a capo di uno dei misteri che i commedianti intuiscono da sempre: quando si vive uno spettacolo i cuori del pubblico battono all’unisono.
Strehler si spingeva anche oltre, spiegando ai suoi attori ed allievi che non solo la respirazione e il battito divengono comuni, e scatenano il gesto primordiale dell’applauso – come a voler prendere, ricevere, accogliere ciò che viene donato da chi sta sul palco – ma che anche nelle loro menti accade qualcosa di peculiare: è come se si ridiventasse bambini. La “sospensione dell’incredulità” ci trasporta in altri mondi e ci rende disponibili all’impossibile.
È in fondo l’ispirazione che abbiamo tutti nel cuore, quella di poter tornare a sognare e vivere un sogno consapevolmente, senza più barriere fra noi e il senso del bello, né fra uomo e uomo. Come quei piccoli che vivono l’istante e il gioco fuori dalle distinzioni che la cultura “adulta” ci impone. Più vicini alla verità della vita.
Prossimi incontri
Un grazie particolare è andato a Federica Rizzo, promotrice dell’iniziativa e facente parte del progetto “Educare nel Bosco”.
Il prossimo appuntamento teatrale sarà il 30 luglio: “Parole e Sassi” Un laboratorio teatrale per bambini con spettacolo ispirato alla storia di Antigone, realizzato da Simona Malato.
Nel frattempo per chi volesse godersi della buona musica, il 24 luglio il folk-rock dei Disorient Express.