Di Caterina Mortillaro
Quest’anno il Salone del Libro di Praga ha come ospite d’onore l’Italia. La manifestazione, che si svolge dal 9 al 12 giugno presso la fiera della capitale ceca, vede quindi la presenza di autori di spicco del panorama nostrano e dibattiti di sicuro interesse.
Bestseller italiani
Gli autori presenti alla fiera hanno una caratteristica comune: sono tutti autori di bestseller. Da Donatella Di Pietrantonio (di cui ricorderete L’Arminuta e Borgo Sud, tra gli altri) a Guido Sgardoli, che ha pubblicato nell’ambito della letteratura per ragazzi e a Praga presenta la traduzione ceca di The stone. La settima pietra, un fantasy dai toni cupi, come lo ha definito lui stesso; da Viola Ardone, autrice del Treno dei bambini, a Stefania Auci, passando per Giancarlo Calligarich (L’ultima estate in città, anch’esso tradotto di recente in ceco) e Francesca Melandri (Eva dorme).
Non è mancata la presenza anche di opere più “di nicchia” ma non meno interessanti, come la graphic novel di Eugenio Belgrado dedicata a Silvio Pellico, che, come sappiamo, fu imprigionato a Brno, nello Spielberg.
Possiamo affermare, però, che a farla da padroni sono stati gli autori che hanno venduto centinaia di migliaia di copie. Che piacciano o meno, che incontrino i nostri gusti, amati o criticati, sembrano aver trovato la formula vincente che ogni scrittore sogna di possedere.
La vero domanda, però, è una sola: tale formula esiste? E quali sono gli ingredienti?
Besteller: un po’ di numeri
Venerdì, presso il Salone del Libro di Praga, ha avuto luogo un incontro molto particolare il cui scopo era proprio fare luce sulla genesi del bestseller. Come riconoscerlo, non farselo scappare, prendersene cura perché il successo editoriale sia duraturo? Emanuela Anechoum, che si occupa dei diritti internazionali per la Edizioni E/O, e Miroslav Balaštik, caporedattore della casa editrice ceca Host, hanno discusso di libri per cui i lettori fanno la fila. Primi tra tutti quelli di Elena Ferrante, autrice simbolo pubblicata proprio da E/O.
Innanzi tutto qualche numero per inquadrare bene la questione. In un paese come l’Italia quanto deve vendere un libro per essere considerato un bestseller?
In Italia un romanzo che vende dalle 5.000 alle 10.000 copie a settimana può essere definito tale, ma è assai raro che raggiunga le 100.000 copie all’anno. Elena Ferrante ha raggiunto a oggi, con tutti i suoi titoli, circa i 20 milioni di copie, una cifra impressionante.
A caccia di bestseller
Ma come fanno le case editrici a scovare un bestseller? Quali sono i criteri per acchiapparne uno? A sentire Emanuela Anechoum la E/O è una casa editrice di romantici e idealisti. Attenzione, la parola “romantico” l’ha usata lei, non è una mia ironica trovata. Quindi che cosa fanno gli editor? Leggono e poi decidono di pubblicare i libri che piacciono a loro e poi PUFF! si trovano tra le mani bestseller mondiali.
A questo punto ci si chiede se questi editor abbiano il dono della preveggenza, se siano maghi dell’editoria o se la signora non ce la conti giusta.
Poco dopo, infatti, appare ben chiaro che l’operazione non è esattamente così “romantica”. Infatti, si scopre che la E/O ha una società partner, la Europa Edition Company, che cura il mercato USA e UK, con sedi in questi due paesi. Quando un libro attrae l’attenzione di un editor italiano o della società gemella all’estero, gli editor delle altre due sedi sono chiamati in causa. La scelta avviene dopo che i tre si sono consultati e hanno ben ponderato. A quel punto si decide se acquisire i diritti solo per l’Italia, i diritti globali o quelli solo per Italia ed Europa, o ancora per Italia e UK o per Italia, UK e USA.
Su che basi? Ovviamente sulla base delle possibili vendite. Qui entra i gioco la nostra Anechoum che, come un segugio, va alla ricerca di partner disposti a tradurre e pubblicare all’estero.
La stoffa del Bestseller
Come dicevamo, secondo Emanuela Anechoum la scelta è basata su una sorta di innamoramento per il romanzo che capita tra le mani dell’editor. E a riprova, il catalogo di E/O è assai vario. Tuttavia, poi ci dice che secondo la loro filosofia, è un grave errore pensare di andare al traino di un bestseller già esistente, sebbene questi grossi nomi siano una garanzia che la casa editrice è valida e ha l’occhio lungo. Gli editori stranieri chiedono a gran voce la nuova Elena Ferrante, ma si rischia solo di proporre pallide imitazioni. Che dunque la varietà sia una strategia?
D’altra parte, a sentire la responsabile dei diritti E/O, la casa editrice più che identificarsi con un genere deve essere una garanzia essa stessa di qualità.
Ma vediamo alcuni piccoli indizi che emergono qua e là su come imbroccare il besteseller.
Un dato inconfutabile è che le donne leggono più degli uomini. E che i successi E/O sono tutti di autrici. Sembra quindi che, almeno in un certo ambito più “mainstream”, non sia necessario fingersi un uomo, come dovettero fare alcune autrici di fantascienza per conquistare un pubblico eminentemente maschile. Anzi.
D’altra parte Carmen Mola, autrice spagnola di besteseller… sono tre uomini. Sì, insomma, al momento di ritirare il premio Planeta de Novela in Spagna non si è presentata una signora, ma tre signori. Uno pseudonimo collettivo.
Ovviamente, un altro punto importante è saper parlare al cuore dei lettori, toccare quel punto comune umano, fare in modo che chi legge si possa riconoscere in ciò che scriviamo.
Ma vediamo un altro punto importante e meno poetico: la promozione. Come funziona?
Promuovere un bestseller: tra fiducia e… terme
Dopo aver individuato un libro valido, si parte con una serie di operazioni mirate alla promozione. Ovviamente ci si rivolge a giornalisti e critici. Ma, secondo la Anechoum, il punto di forza, la chiave di volta per E/O sono le piccole librerie indipendenti. C’è un rapporto di fiducia, alimentato da promoter che fanno una testa così ai librai per convincerli a prendere i libri della casa editrice. Ma non solo. Ci sono le terme.
Che c’entrano le terme?
Una volta l’anno la E/O invita circa duecento librai alle terme in un hotel di lusso e… fanno loro il lavaggio del cervello, oltre a docce e idromassaggi. Non si è espressa proprio così, ma insomma, per cinque giorni il martellamento sui libri in uscita è forte, continuo. Alla fine, vuoi per convinzione, vuoi perché estenuati, vuoi perché riconoscenti della vacanza alle terme, i librai i libri li prendono e li mettono nel punto migliore della libreria, consigliandoli ai clienti.
Naturalmente è importante anche la tempistica. I periodi forti sono Natale e l’estate per l’Italia. Ma anche proporre il libro al Salone di Torino. Così se un libro esce a maggio si è già a metà dell’opera.
Bestseller e social
Un punto meno chiaro è invece il ruolo dei social. All’inizio del dibattito la Anechoum ci svela che da quando c’è stata la pandemia, la E/O ha cominciato a promuovere anche sui social. Come non si sa.
Io un paio di idee le avrei, ma non vorrei essere tacciata di malizia.
Il caso citato è quello della Perrin. La Perrin viene pubblicata a fine 2019. Vende, ma senza numeri strabilianti. Poi, secondo la nostra brava responsabile dei diritti, la pandemia porta alla ribalta il problema della morte, degli affetti, della fragilità della vita. E siccome tutti siamo oppressi dai bollettini di guerra dei vari ministeri della salute, con contagi e decessi, siccome siamo tutti in casa depressi… la gente ha voglia di leggere un libro che parla della guardiana di un cimitero.
Forse sarò strana, ma io durante la pandemia, volevo solo ridere. Distrarmi. Ma i gusti sono gusti.
Quindi, insomma, il caso Perrin esplode senza alcun preavviso. D’altra parte gli editor della casa editrice sono bravi, sì, ma se Paolo Fox non ha saputo prevedere la pandemia, dubito che loro fossero in grado di farlo e abbiano piazzato la Perrin di conseguenza. E spero che tra i miei lettori non ci siano complottisti che immaginano scenari ancora più fantasiosi.
Però ricordo bene che in quei giorni le pagine Facebook dedicate alla letteratura erano invase da “recensioni” su questo romanzo. Era un continuo. Anche tre o quattro post al giorno, con la copertina in bella vista. Che magnificassero il libro, che lo insultassero senza pietà, che scrivessero pezzi dal sapore fin troppo forte di testi promozionali, che chiedessero consigli, tali post erano seguiti da furibonde discussioni, animate quasi sicuramente da troll che parteggiavano per il capolavoro o per la ciofeca inenarrabile.
Sarà un caso? Non ci era stato detto che l’utilizzo dei social ha coinciso con l’arrivo del Covid? Sono io che penso male o appare alquanto fondato il sospetto che questi post non fossero sempre spontanei?
Non lo sapremo mai, perché non ho avuto modo di fare alcuna domanda.
E gli emergenti?
Lo so, stavate aspettando questo momento, amici di penna e di tastiera. Una debuttante (che sa tanto di ballo con abito bianco e valzer) è un problema. Insomma, venderla all’estero non è facile. Come si può convincere i partner stranieri che questo libro venderà tanto? Ed ecco che il romanticismo va a farsi benedire.
D’altra parte non si può pubblicare solo Elena Ferrante e Valerie Perrin. Quindi alla fine qualche autore nuovo sul piatto bisogna metterlo.
Quindi non disperate. Forse un giorno un editor si innamorerà del vostro libro. I suoi due colleghi britannico e americano lo sosterranno. Poi una baldanzosa promoter convincerà i librai tra una sauna e l’altra che siete degni di stare in vetrina. E convincerà delle zelanti signore a postare tre volte al giorno la vostra copertina.
A questo punto sarete arrivati nell’empireo dei bestseller. Sperare non costa nulla.