Di Caterina Mortillaro
Delle mille cose che potete fare a Praga forse visitare una mostra, per quanto gratuita, sul nazismo non è proprio quella che avevate progettato per il vostro weekend nella capitale ceca.
Eppure, “The New World Order” (“Il nuovo ordine del mondo”) è una mostra molto interessante, che affronta un periodo estremamente buio della storia di Praga e dell’intera Cecoslovacchia (allora c’era ancora). Un periodo in cui dal castello non sventolava la bandiera bianca rossa e blu della Repubblica Ceca, bensì una svastica nera.
L’invasione
La mostra si apre proprio con un video dell’ingresso delle truppe naziste a Praga. I tedeschi invasero il paese quasi senza sparare un solo colpo. Il presidente di allora, conscio di non potere vincere contro una forza così schiacciante, acconsentì a un ingresso per così dire pacifico dell’esercito di Hitler.
Svoltasi in una freddissima giornata di primavera, come ce ne sono spesso da queste parti, anche se impedì un massacro e preservò il patrimonio artistico, l’invasione non fu senza conseguenze.
Hitler riteneva di avere ogni diritto di appropriarsi di queste terre a causa della presenza di una minoranza tedesca, a suo dire bistrattata e misconosciuta.
I cechi sotto la svastica
“È chiaro che sulla lunga distanza questo spazio moravo e boemo non deve essere mai lasciato in una forma che permetta ai Cechi di dire che è loro.”
Sono parole di Reinhard Heydrich, colui che venne messo a capo del Protettorato di Boemia.
In buona sostanza, coloro che avevano sempre abitato questi luoghi non potevano essere considerati i loro legittimi proprietari. La Cecoslovacchia non era altro che un’ estensione della grande Germania.
Un nuovo popolo una nuova cultura
Come tutti sanno, l’ideologia nazista si fondava sulla selezione condotta in modo scientifico e spietato di una razza superiore destinata a dominare il mondo.
Era evidente che non era possibile forgiare un popolo di superuomini, ma si mirava a epurare la popolazione da “pericolose contaminazioni”.
Un aspetto fondamentale di questa operazione, che possiamo definire senza dubbio criminale, era l’eradicazione sistematica non solo di interi popoli, ma anche delle loro tradizioni culturali e spirituali.
I grandi nemici erano le ideologie e le credenze religiose che parlavano di uguaglianza: i principi della Rivoluzione francese, il cristianesimo, il comunismo.
Le università al servizio del nazismo
Non bisogna credere quindi che fossero coinvolti solo i genetisti. In verità c’era un gran numero di scienziati sociali che collaborava col nazismo.
Facendosi forti di alcune scoperte nell’ambito della genetica e di osservazioni antropologiche ed etnografiche, studiosi e professori universitari si misero al servizio della svastica per formulare una teoria della razza.
Erano convinti o si asservirono al nazismo per sopravvivere? Difficile saperlo. È certo, però, che le università furono radicalmente riformate. E che altri preferirono pagare con la vita piuttosto che farsi promotori di simili mostruosità.
Un aspetto inquietante è che alcuni di loro continuarono a insegnare anche dopo la fine della guerra.
Il Protettorato: un immenso laboratorio
Il Protettorato, abitato per buona parte da popolazioni slave, divenne un immenso laboratorio.
Sotto la guida e l’impulso di Heydrich, furono eseguiti dei veri e propri censimenti basati non solo sull’indagine genealogica, ma anche su misurazioni fisiche minuziose.
La mostra di Praga presenta i prontuari con i quali venivano esaminati tutti i dettagli fisici: i colori dei capelli, la forma e il colore degli occhi, la conformazione del naso, delle mani e dei piedi per stabilire in che categoria inserire ogni individuo.
Naturalmente, tutto partiva dal convincimento di una superiorità estetica oltre che fisica, intellettiva e spirituale.
In che categoria sei?
Non si può certo dire che il metodo non fosse rigoroso. Ogni persona, con un complesso sistema di punti, veniva inserita in una categoria. A seconda dell’appartenenza si poteva accedere a un diverso tipo di lavoro. I quadri delle SS potevano essere composti solo da persone con il punteggio più alto.
In Cecoslovacchia ciò significò non solo la deportazione degli ebrei, degli zingari e di coloro che venivano ritenuti inferiori geneticamente. Nel protettorato gli stessi abitanti storici di queste terre, gli slavi, erano oggetto di una selezione.
Alcuni di loro erano costretti ad abbandonare le loro case per migrare verso est. Al loro posto si installavano perfetti esponenti della razza ariana. Secondo l’ideologia dello “spazio vitale”, infatti, bisognava creare un nuovo ordine che permettesse l’espansione degli individui “puri” a discapito degli altri.
Operazione Anthropoid
Sebbene questa mostra allestita a Praga sia stata inaugurata per celebrare la memoria dell’Operazione Anthropoid, nella quale fu ucciso Heydrich, non tratta di questo evento.
Il suo intento è piuttosto quello di farci conoscere l’ideologia di questo criminale che fu scelto per stare a capo del Protettorato di Boemia.
Ne emerge la figura di un uomo profondamente convinto delle idee alla base del nazismo e intenzionato a cambiare il volto di questa nazione sia dal punto di vista architettonico, con ambiziosi piani di ristrutturazione della città di Praga, sia con un più radicale e terribile progetto eugenetico, culturale e spirituale.
In un periodo storico come il nostro in cui al pluralismo fanno da contraltare pericolosi ammiccamenti a teorie razziste e xenofobe, una mostra come questa può essere un’occasione di riflessione molto importante.
Informazioni pratiche
La mostra sarà visibile fino al 28 agosto 2022, gratuitamente, presso la sede dell’Università Carolina.
L’indirizzo è Karolinum
Ovocný trh 560/5, Praga 1
Gi orari di apertura sono 10-18 tutti i giorni.
Per informazioni e prenotazioni di visite guidate: rezervavace@pamatnikticha.cz
Attenzione: i pannelli esplicativi sono in ceco e inglese, mentre molto materiale è in tedesco.