di Lelio Naccari
Cortile Teatro Festival. Tre ragazze bellissime, tre sorelle (in arte) furbissime, molto sveglie e agilissime, compaiono la sera prima del loro spettacolo per assistere all’inaugurazione della stagione, incorniciate da un balcone e simili a grazie di Canova, ma più snodabili.
Le figlie di Zeus Vittoria Caneva, Sophie Annen e Giorgia Lolli sono infatti eccellenti danzatrici. I loro social media propongono assoli suggestivi – realizzati a volte anche semplicemente in casa – ma è l’intreccio che la coreografa Lolli tesse fra esse in EUFEMIA – sua opera prima, prodotta da Anghiari Dance Hub – che ci solleva da terra, trasportandoci in un altrove fisico-poetico.
La bellezza della danza, e di quella contemporanea in particolare, rapisce in una dimensione di comunicazione insolita e potente.
Scolpire lo spazio
Le presenze armonizzate, intarsiate di diverse so-stanze e colori, si dispiegano come origami, imprimendoci negli occhi nuove immagini, spazzate via un momento dopo da altro movimento. Ogni tanto qualche neurone specchio ci si attiva, e parte una gomitata verso il vicino di posto.
Uno degli aspetti interessanti del lavoro, la macchina da scrivere in scena, che rimanderebbe a un immaginario statico – quasi una trappola per bloccare pensieri, e scandirli in solidi periodi – ma qui questa diventa ponte fra un ambiente abitato corporalmente e uno ideale, evocato restituendo suggestioni.
“Le interpreti, arredando le stanze di un mondo utopico, costruiscono tra astratto e concreto una dimensione in cui tutto diventa sia soggetto che cornice.” La macchina da scrivere è anche filtro tecnico-stilistico da cui passa l’espressione per diventare comunicazione.
Quello che decidi che sia
“Eufemia: Celeste, lunatica, eloquente, intima, sofisticata, leggera. È tutto quello che decidi che sia.” Questa una delle definizioni che Giorgia dà del progetto.
“Due anni fa, vincendo un bando, ho avuto modo di realizzare tre mesi di lavoro insieme alle danzatrici scelte, le cui peculiarità sono divenute punti di forza se non addirittura cardini della performance. È la squadra che ha fatto la differenza.”
Un esempio fra tutti il momento in cui Vittoria prende un vocabolo a caso da un vasetto e chiede al pubblico di suggerirne altri a esso collegati, costruendo poi un monologo a braccio. Ciò origina da una sua naturale propensione a “pesare” le parole, di cui sa restituire un profondo sentito fisico.
Questo uno degli snodi su cui si basa il paesaggio narrativo, tra un corpo che parla e una parola sentita col corpo.
Affreschi di vite
“Il lavoro si è svolto sia con rigore che seguendo l’intuizione e il gioco che nasceva fra noi – continua Giorgia – con molta curiosità e voglia di scoprire, insite nella prima esperienza da produzione artistica.”
È un codice che si serve del corpo per raccontare tempo e riflessioni, visioni non romantiche del romanticismo di giovani donne. “Ormai i linguaggi si mescolano e tra danza e teatro i confini divengono impalpabili.”
Le danzatrici ricamano il proprio pieno fra i vuoti delle altre, in cesellate finiture che riconducono al loro esistere dentro e fuori la scena come esseri umani. Negli occhi della Lolli vediamo brillare una luce di guida gentile, ma anche quasi di compagna e madre per la crew.
L’arena Iris è uno dei tre luoghi del Festival insieme al cortile Calapaj – D’Alcontres e all’Horcynus Horca, in cui a breve si terrà un’installazione performance del gruppo Stalker Teatro.
Sito dell’artista: giorgialolli.com
Photocredits: Giuseppe Contarini (Fotoinscena) per Cortile Teatro Festival