Di Lucilla Continenza.
Antropocene. Il documentario made in Canada, che parla delle conseguenze dell’azione dell’uomo sul pianeta, sarà nelle sale italiane dal 19 settembre. Documentario toccante e delucidante. Il titolo originale è: Anthropocene: The Uman Epoch.
Da quando esiste la Terra, si contano diverse fasi geologiche. La tesi del film è che in poco tempo siamo entrati a tutti gli effetti nell’era geologica dell’Antropocene. Parliamo dell’era in cui l’uomo è più forte della natura e quindi in grado di modificarne l’ambiente e il suo ecosistema. Le conseguenze potrebbero essere catastrofiche.
Si tratta di un film che ho avuto la fortuna di vedere in anteprima. Un’opera che spazia sui diversi tipi di cambiamenti che l’uomo ha provocato a partire dall’industrializzazione. Il documentario è diviso in tematiche. La fotografia, molto curata, spazia nei diversi continenti. Tocca 20 paesi e 43 luoghi significativi a dimostrazione della tesi dei documentaristi.
Antropocene
Il film è un lavoro di ottima manifattura di Jennifer Baichwal e Nicholas de Pencier. Alba Rohrwacher si è prestata come voce narrante italiana. Nasce grazie alla collaborazione con Edward Burtynsky, fotografo di fama internazionale. Parliamo del terzo documentario di una trilogia che ha avuto inizio nel 2005 dal titolo: Manufactured Landscapes. Spiegano i registi a proposito di Antropocene: “Gli esseri umani cambiano la Terra e i suoi sistemi più di tutti i processi naturali. Il film ha richiesto una prospettiva globale per portare a casa il fatto che noi umani, che in realtà siamo attivi nella moderna civiltà da circa 10 mila anni, ora dominiamo completamente un pianeta che esiste da oltre 4,5 miliardi di anni”.
Antropocene è stato presentato in anteprima europea a Bologna, al MAST Manifattura di Arti, Sperimentazione e Tecnologia, dove resterà fino al 22 settembre.
Dall’era Olocenica all’Antropocene
Antropocene mostra i catastrofici cambiamenti che l’uomo sta apportando al nostro, poco amato, pianeta in nome del profitto. La fotografia ha un ruolo di testimonianza fondamentale. Non è infatti possibile negare il cambiamento e lo scempio. Dalla Cina si arriva all’Africa, al Sud America, negli zoo inglesi dove si cerca in qualche modo di ricostruire un micro habitat ai felini feroci. L’elenco delle specie, in via d’estinzione è in aumento. E ancora: ecco le cave di marmo nella nostra Carrara, le immense culture estensive che hanno modificato l’ambiente di zone vastissime, i bracconieri di elefanti, in Kenya.
Il film ha richiesto un lavoro di quattro anni. Come si legge nelle note di regia: ”I due registi e E. Burtynsky hanno lavorato al progetto per una durata di quattro anni programmando un’esperienza che non abbia unicamente una finalità filmica ma unisca alla spettacolarità dell’arte l’intento scientifico (…). In Anthropocene la scenografia diventa sceneggiatura stessa dell’opera, dalle miniere di potassio nei monti Urali fotografate come un prisma di un romanzo di Douglas Adams alla distruzione della Grande barriera corallina australiana, alle polverose cave del marmo di Carrara”.
La spinta distruttiva dell’uomo
L’uomo, dopo 11.700 anni, è riuscito in pochi secoli a modificare l’Olocene (era post ultima glaciazione) in Antropocene. Come affermano molti geologi e scienziati, è diventato pericoloso per la Natura, e di conseguenza anche per se stesso. Chi prende le decisioni strategiche dimentica che siamo figli della Natura e che quindi il rapporto deve essere di rispetto. La situazione climatica “impazzita”, a causa di C02 e acidificazione degli oceani, è un esempio inconfutabile. I capitoli mostrati durante il documentario sono delucidanti.
L’attenzione vuole però anche essere indirizzata su chi si sta adoperando per evitare la morte degli ecosistemi. Ricordiamo le numerose organizzazioni ambientaliste o alcuni Governi lungimiranti e, attenzione, non occidentali. Quello del Kenya, ad esempio, sta conducendo una dura battaglia contro il bracconaggio degli Elefanti per l’avorio delle zanne. C’è da dire, cosa che nel documentario non compare, che gli elefanti si stanno riproducendo proprio senza zanne. La Natura ci ha creato e da noi purtroppo si sta difendendo.
Conclusioni
La conclusione a cui si giunge è anche un invito a cambiare, prima che sia troppo tardi, anche se il documentario punta l’attenzione più sulle politiche mondiali distruttive, e dei poteri economici forti. L’uomo non ha mai brillato per lungimiranza, si sa. Ci auguriamo però che grazie a documentari come questo, e a un maggior controllo verso uno sviluppo sostenibile, l’Antropocene diventi un’era geologica dove ci sia spazio per nostra madre: la Natura.
Il documentario è prodotto dalla Fondazione Stensen e Valmyn. Si avvale in Italia del sostegno di FRIDAYS FOR FUTURE ITALIA, EXTINCTION REBELLION ITALIA, GREEN PEACE, ASSOCIAZIONE ITALIANA GIOVANI UNESCO, #UNITE4EARTH e MYMOVIES.it. ALTROCONSUMO e LIFEGATE partecipano come Media Parters del progetto.