Di Lucilla Continenza.
Il cotto e il crudo. Torna al Manzoni di Milano un duo storico della “saggia” comicità pugliese: Toti e Tata, alias Emilio Solfrizzi e Antonio Stornaiolo. Il duo negli anni ’90 era famosissimo nelle TV locali della regione, ai tempi una terra dimenticata, se non per le grandi migrazioni che portarono in massa i suoi abitanti a lavorare nelle grandi industrie del nord industrializzato.
Standing ovation e sala pienissima ieri nel teatro meneghino, per lo spettacolo scritto e diretto dagli stessi artisti. Gli attori dopo essersi divisi per continuare da soli le loro carriere, hanno ricomposto la famosa coppia barese, con uno spettacolo esilarante e nel contempo molto interessante.
La pièce si ispira a una delle più famose opere del grande antropologo belga e francese d’adozione Claude Lèvi –Strauss, invertendo però il titolo dell’opera dello studioso, ovvero: Il crudo e il cotto.
Di fatto il Cabaret si basa su necessarie conoscenze antropologiche visto che spesso tira in ballo lo spirito identitario, ironizzando e mettendo in chiave comica le origini dei comici. Solfrizzi e Stornaiolo parlano infatti di una terra che conoscono bene, dei cambiamenti avvenuti in questi ultimi 25 anni. Raccontano soprattutto di Bari, senza dimenticare la storica differenza e “rivalità” con il Salento dove anche l’accento è più simile al siciliano che al pugliese del nord.
Il cotto e il crudo e la riflessione di Claude Lèvi- Strauss
Per Lévi-Strauss, le opposte categorie di crudo e cotto sono dei segni simbolici e elementi fondanti dell’ordine culturale, che determinano il passaggio dallo Stato di natura a quello delle regole sociali e quindi culturali. Decostruendo: anche nella stessa preparazione dei cibi ci sono significati simbolici importanti che sottolineano il senso di appartenenza di un individuo alla sua comunità, da non confondersi con il concetto di società. Semplificando per l’antropologo francese il passaggio dallo stadio di natura a quello culturale successivo è ben definito tramite la creazione collettiva del mito e del rito. Creazione che porta la comunità a riconoscersi e a riprodursi.
Come sottolineato nelle note di regia de Il cotto e il crudo, oltre al riferimento in chiave comica a Lèvi Strauss, lo spettacolo si collega a Shakespeare in Come vi piace. Afferma infatti Shakespeare: “Tutto il mondo è un palcoscenico e gli uomini e le donne sono soltanto attori. Hanno le loro uscite e le loro entrate e nella vita ognuno recita molte parti…”. Si legge poi sempre nelle note di regia: “La vita di ognuno di noi altro non è se non una sequenza di scene e controscene. Il teatro allora diventa il luogo ideale per parlare delle debolezze, ma anche delle straordinarie qualità del genere umano”.
Decostruzione della Puglia in chiave comica
Solfrizzi e Stornaiolo offrono uno spettacolo di Cabaret di grande acume. Attraverso la risata l’analisi sui cambiamenti sociali e culturali della loro regione è di fatto molto decostruttiva. Solfrizzi, attore noto al pubblico nazionale per l’ironia ma anche per aver “fatto molta prosa”, oltre a TV e cinema, nello spettacolo è il comico. Stornaiolo gli fa invece da spalla seriosa, saccente e culturalmente preparata.
Il duo è straordinariamente affiatato e si nota anche dalla spontaneità tipica del Cabaret che avvicina molto gli attori al pubblico con cui spesso interagisce. Di fatto parliamo dell’essenza del teatro che esiste in quanto oltre a un palco, una sceneggiatura e a un gruppo di attori è fondante un’interazione tangibile con un pubblico in carne ossa. Il teatro non può essere autoreferenziale. Senza pubblico non esisterebbe.
La Puglia tra tradizione e modernità
Il duo intrattiene in un continuo interscambio di battute e considerazioni per un paio d’ore molto incalzanti. La Puglia è una regione che si è trasformata da terra dove non “c’era niente di attrattivo” a meta turistica di importanza mondiale. Solfrizzi porta l’esempio di Gallipoli che conta 18.000 mila abitanti, ma durante l’estate diventano circa 300.000. Lo fa ironicamente ma con fierezza, senza dimenticare aneddoti della sua infanzia, o le abitudini tipiche della sua cultura. Ricorda i lunghi preparativi per le vacanze al mare nella casa di famiglia a 8 km di distanza da Bari a cui il mare non manca.”I ragazzi hanno bisogno di Iodio“: ricorda la mamma al piccolo Emilio. Racconta poi degli stereotipi della gente del nord sulla sua città.
Lo stesso vino pugliese, quello nero, pastoso, veniva infatti utilizzato dal mercato per rinforzare quelli più leggeri del nord. Il vino, che un tempo era venduto in damigiane, ora porta nomi come Primitivo o Negramaro, simboli importanti del made in Italy.
Stornaiolo che per tutta la durata dello spettacolo punzecchia e corregge Solfrizzi, che marca maggiormente il suo accento barese, e una maggiore semplicità, racconta della volta in cui a 10 anni scopre la poesia grazie a Ungaretti: “Si sta come d’autunno sugli alberi le foglie”. In poche parole è sintetizzata tutta la drammaticità della Grande Guerra, la Prima Guerra Mondiale, spiega a Solfrizzi, che fatica a capire il senso dell’ermetismo di Ungaretti.
Il cotto e il crudo e la poesia del Ragù
A quel punto non può mancare il ricordo di Solfrizzi sul suo primo approccio alla poesia, ovvero l’inebriante profumo del Ragù pugliese. Da bambino, tornando a casa dopo la scuola, immergere una fetta di pane nel Ragù, che cuoceva ancora sul fuoco, era un rito che per l’attore diventava pura poesia per l’anima, ma anche sofferenza per il palato. Al sud il Ragù, che è poi il sugo fatto con pezzi di carne, richiede una preparazione a fuoco basso e lunga ore e ore, perché la carne sia più morbida e gustosa e molto “bollente”. Un rito a cui parte della cultura del sud ancora non rinuncia.
Lo spettacolo termina con Solfrizzi al pianoforte che con Stornaiolo accenna ad alcuni brani conosciuti, cantati ai tempi dal duo Toti e Tata e intonati anche dal numerosissimo pubblico presente in sala, che accendendo le lucine dei cellulari come in un vero concerto, ci catapulta in un film di Checco Zalone. Insomma la Puglia anche a Milano ha lasciato un’impronta importante e lo spettacolo di ieri ne è la conferma, visto il grande numero di milanesi/ pugliesi presenti in sala.
Le radici non si dimenticano, sono inestimabile ricchezza. I confini mentali al massimo si possono allargare, ampliare, ma non superare. Siamo il frutto della nostra cultura di provenienza che forgia e delle successive contaminazioni di un’identità che si evolve.
Il cotto e il crudo sarà in scena fino al 6 ottobre. Spettacolo da non perdere.
Informazioni: www.teatromanzoni.it