Di Lelio Naccari
“Quando si cerca di spazzare via il dolore e la tristezza, nasce una libertà che è come un piccolo premio.” “Sono pochissimi gli amici con cui si possa stare in silenzio.”
Sono due frasi contenute nel libro di racconti “Il corpo sa tutto” di Banana Yoshimoto che potrebbero ricordare il momento difficile ma stimolante che ha portato, col lockdown, la danzatrice e insegnante Gaia Gemelli all’ideazione di questo piccolo e prezioso affresco di stati d’animo, fratture, accettazioni e riscoperte; adagiato in ottica site-specific sul fascinoso cortile Calapaj-d’Alcontres, in conclusione della rassegna Cortile Teatro Festival, a Messina.
La figura umana inizia a scomporsi in lontananza, assisa su un piccolo cubo nero. Il corpo si scioglie inseguendo geometrie, che potrebbero essere immagini ipotetiche di noi stessi, dentro cui è difficile rimanere, quando si è messi alle strette da situazioni davvero pressanti, come quelle che hanno recentemente coinvolto tutta la collettività.
Natura e tecnica si frappongono coi primi bagliori video che appaiono sui grandi pannelli verticali a lato scena, e più vicini al pubblico, e sottraggono per fugaci istanti lo sguardo dall’interprete. Due macro-spazi e atmosfere si succedono: la prima è lontana, distorta e instabile, la seconda più vicina e amichevole, quasi di cucitura. Ci sentiamo a casa, eppure siamo intrappolati.
Crisi e senso critico
La persona si frattura fra molteplici realtà: corpo e anima, fuori e dentro, speranza e spavento. Lasciarsi smontare o ricomporsi? Non lo si sa con certezza, e questo straniamento ci arriva familiare, parlando di un noi tramite il corpo di qualcun altro. Gaia è terra, nutrice e vita, ma al contempo solo una donna che vive la sua realtà e la sua casa, attraversando se stessa in uno spazio scenico. Dice:
”Questa performance è un discorso, una riflessione sulle moltitudini che l’essere umano contiene. Schegge di luce che abbiamo imparato a conoscere e ri-conoscere, frammenti, ricordi, emozioni sparse, senza più il conforto di una immagine certa e definita da uno sguardo esterno. Pezzi di un puzzle ribelle che ridisegna il suo destino. È un lavoro fatto per il Cortile, luogo antico e straordinario, paradigma di una città dove la Bellezza esiste ma resta ben nascosta dietro ai cancelli, diffidente e impaurita, che anche in questa contemporaneità fatta di distanziamenti sociali, riesce ancora una volta a suggerire un’idea diversa, un piano B per lo spettacolo, che è libero di avvenire dovunque.”
Durante una delle performance, di là dal cancello del Cortile passa un’elegante signora in mascherina, a braccetto del suo lui. La incuriosiscono la musica e le luci all’interno. Tende il collo per capire cosa stia accadendo dentro e dopo un breve silenzio domanda al marito: “Ma è per i condomini?!”.
Non è la stessa della ruota panoramica che chiedeva “L’ha fatta il sindaco?”, però sarebbe utopisticamente bello vi fosse davvero un teatro per ogni caseggiato (a parte quelli spontanei che nascono dalle riunioni di condominio).
Krino = Separare, cernere, giudicare
Questa suite per il Cortile arriva intima e familiare, ruota intorno a quel comporsi e scomporsi, cui la pandemia mentale e/o fisica con le sue molte facce ci ha costretto, e che è ancora in corso. Come spesso avviene, si crea dalla crisi. La dialettica umano-digitale è anch’essa presente, attraverso la contrapposizione/accostamento del corpo caldo e vivo con le immagini spezzate e proiettate. Si frammenta il soggetto, ma anche lo sguardo di chi lo osserva.
“La creatività nasce dalle difficoltà nello stesso modo in cui il giorno nasce dalla notte oscura. È dalla crisi che nascono l’inventiva, le scoperte e le grandi strategie. Chi supera la crisi supera se stesso senza essere superato. Chi attribuisce alla crisi i propri insuccessi inibisce il proprio talento e ha più rispetto dei problemi che delle soluzioni.”
Albert Einstein
Dai cocci dell’identità emerge ciò che era nascosto nell’anfora: Umanità che tutto vive e attraversa, in un ingenuo eppure sacro gioco di specchi. Alti e bassi, gioia e pena, necessità e desideri; ogni anelito di trovare un punto fermo risulta infattibile e puerile, a meno che non si ritorni davvero bambini, reimparando a vedere e a camminare. Oltre la ragione che si frammenta, l’anima, che abita il corpo e sa tutto.
Gaia Gemelli è anche istruttrice del metodo Feldenkrais, che “permette di ritrovare la libertà di azione, il piacere nel movimento e l’eleganza del gesto, giocando con se stessi e con le proprie abitudini”. Su questa pagina alcune informazioni: