Di Lelio Naccari
“Carullo e Minasi sono una coppia che dove arriva spacca” dico, scherzando sui lavori di ristrutturazione del loro nuovo appartamento, in cui ci troviamo. Loro accolgono sorridendo. Siamo qui per parlare della loro ultima avventura: il Festival di musica e teatro Tramonti, che si tiene al Chiosco dei Colli di Messina da giugno a settembre, e di cui venerdì 16 Luglio prenderà il via il palinsesto teatrale, da loro curato.
Mentre Giuseppe (detto Carullo) esce per portare a riparare una chitarra elettrica – a cui si è rotta un parte sopra il ponte di cui non ricorda il nome – inizia la chiacchierata con Cristiana, al tavolo di questo luminoso spazio che vorrebbero, dice, far diventare una casa/teatro.
Ciò che di più bello traspare dalle sue parole sono il piacere, la gioia e l’intuizione verso un teatro anticonvenzionale, la voglia di farlo uscire dai territori tracciati, sfruttando modalità poco battute, annullando la quarta parete e avvicinandosi al pubblico. Ispirazioni apprezzate, se a dieci anni dalla vittoria al premio Scenario il duo si porta dietro una carriera interessante e in continuo sviluppo.
Nel meno, c’è di più
E così le scene si aprono, gli oggetti vengono reinterpretati e ogni cosa può diventare altro. Al centro c’è l’essere umano coi suoi limiti e con le sue possibilità. Gli spazi fisici vengono invasi, riabitati e riabilitati.
Inevitabilmente, arriviamo a parlare della situazione attuale del teatro, sia generale che nostrana (siamo entrambi di Messina) e dopo un po’, iniziando a interrogarci su cosa sia davvero la cultura, raggiungiamo una “definizione” che ci soddisfa: Relazione. Non un monolite, né istruzioni da assimilare passivamente, ma un rapporto cangiante che va coltivato nel qui e ora, nei luoghi e nelle modalità della presenza, dove il tempo può fermarsi per dissolvere ciò che è stantio.
Sarebbe un po’ triste se tutti sapessero molto su tutto… ma non ci fosse più cura e amore per se stessi e per gli altri, per il mondo. L’idea, quindi, di una rassegna “al naturale”, in un posto meno esposto ma più magico della città, immerso nel verde e al tramonto, s’innesta armoniosamente in questo sentire. Ed è stata accolta così anche dagli artisti vi presentano i loro gioiellini teatrali, selezionati dalla compagnia su una vocazione di bellezza e suggestione che ha attinto a tutto il panorama siculo.
Cristiana sottolinea con piacere le sue origini artistiche e il suo affetto per il clown di strada mettendo in luce che le interessa un teatro fatto più di vicinanza che di attori. Per questo lo desidera sociale e sul territorio nel modo più autentico; lontano dalla patina e dalla soggezione che certe che certi ambienti ispirano, vivificato come occasione di connessione.
Festival
È su questa scia che, su proposta di Federica Rizzo, del progetto Educare nel Bosco, dello stesso luogo, quasi “per gioco” è partita una serie di telefonate a diversi talenti siciliani, cui la Minasi è legata da profonda stima artistica, per la semplicità e quindi genialità dei loro lavori. Opere necessarie e poetiche, sia per adulti che per bambini, che si collocano perfettamente nel contesto genuino e “unplugged” del Festival, presentato come una favola:
“Una sera, all’ora del tramonto, la natura dei Colli incontrò il teatro. Fu un incontro talmente magico che vi fu l’avvio di un’idea, di un’azione necessaria: TRAMONTI musica teatro festival.
Un progetto in cui il TEATRO e la NATURA si fondono per farsi spettacolo e il teatro torna all’originarietà della sua funzione riscoprendo la sua necessità nel farsi tutt’uno con il pubblico.
È così che Il Chiosco dei Colli ha intrapreso una relazione magica con la Compagnia Carullo-Minasi in nome della bellezza e della natura, per favorirne un ritorno da parte della collettività.
Abbiamo pensato 9 incontri di musica dal vivo, 3 spettacoli per bambini e ragazzi e 3 spettacoli per adulti per riunire tutte le generazioni intorno ai temi della bellezza e dell’armonia dell’esistente.
In un periodo lungo che percorre tutta l’estate da giugno a settembre, lo sfondo sarà la natura. La fine di ciascuno spettacolo sarà segnata da un suggestivo tramonto sul Tirreno, che marcherà la linea di confine tra luce e buio.
Il primo spettacolo teatrale sarà il pluripremiato “Due passi sono” che festeggerà con il suo pubblico il suo primo decennio e le sue duecento repliche con anche un piccolo convegno dedicato.”
Oltre il ponte
Poi Giuseppe, detto Carullo (da Cristiana) torna dalla sua stramba missione, un po’ incredulo di trovarmi ancora lì dopo due ore e passa di chiacchiere su arte, ricerca, cultura, nicchie, difficoltà digestive in senso stretto e lato, e innumerevoli bicchieri d’acqua bevuti. E finalmente si unisce alla conversazione, chiedendomi un po’ anche di me, che faccio un rapido excursus su ciò che ho combinato negli ultimi anni.
Concordiamo sua una cosa banale, che però fa bene ricordarsi: la necessità di tener vivo il bambino interiore, la sua vitalità e capacità di cogliere possibilità ovunque, immaginando oltre la ragione.
Siamo tutti felici e sorpresi di esserci trovati e riscoperti oggi. A volte, bastano piccole cose per andare oltre il velo dell’apparenza. Di quella maschera che a volte mettiamo su per difenderci da ciò che ci spaventa, e ci fa diventare proprio ciò che temiamo: distanti. Per andarne al di là ci vuole un minimo di curiosità e forse d’intraprendenza. Come per salire sui Colli.
Non sappiamo se la chitarra elettrica sia stata poi riparata, ma sappiamo perché Carullo non conosceva il nome di quella parte di strumento che si trova dopo il ponte: non la suona lui. È del loro pargolo di quasi 5 anni, che vuol convincere a diventare musico.
Bravo. Ci vuole ogni tanto un papà che voglia convincere il figlio a diventare musicista anziché avvocato o medico. Ma d’altronde, come dice lui stesso, Giuseppe è americano.